Sgarbi assolto: non diffamò il consigliere Marini (ma nella causa civile deve pagare 16 mila euro)
Le dichiarazioni dopo le critiche per la sua nomina al Mart: il critico gli diede dell’ «inetto, depensante, incompetente, ignorante, onanista». Per la Corte non è diffamazione, però...
MACERATA. Tempi duri per il sottosegretario alla Cultura e presidente del Mart Vittorio Sgarbi, nel mirino delle opposizioni in Parlamento dopo i casi che lo hanno visto al centro delle cronache giudiziarie e politiche degli ultimi mesi, soprattutto la polemica per le presunte consulenze a pagamento in veste di critico d'arte, secondo i detrattori incompatibili con il ruolo nel governo, l'indagine della procura di Macerata per il presunto riciclaggio di beni culturali, e l'inchiesta della Procura di Roma per presunti debiti non saldati con l'Agenzia delle Entrate.
Per parte sua Sgarbi ribatte colpo su colpo gli affondi della minoranza parlamentare e degli organi di stampa. Notizia di ieri le polemiche, molto aspre, a seguito del suo attacco ai danni di una deputata del Pd, Irene Manzi, che in Parlamento ha sostenuto la mozione che chiede il ritiro delle deleghe a Sgarbi.
Ma oggi arriva, ancora da Macerata, una buona notizia per Sgarbi: il tribunale, nella persona del giudice Federico Simonelli, lo ha assolto dall'accusa di diffamazione nei confronti di Alex Marini, all'epoca dei fatti consigliere provinciale per il M5s. «Il fatto non costituisce reato», la formula dell'assoluzione adottata dal collegio giudicante, che ha rigettato le richieste della Procura di una condanna a dieci mesi di reclusione.
Il caso finito a processo a Macerata (tribunale competente territorialmente perché Sgarbi è residente a San Severino) nasce diversi anni fa, nel 2019, all'epoca della nomina di Sgarbi a presidente del Mart. Nomina che aveva visto Marini esprimere pubblicamente, sui social network, la propria contrarietà.
Una presa di posizione che aveva scatenato l'ira di Sgarbi, che aveva apostrofato Marini con appellativi quali «inetto, depensante, incompetente, ignorante, onanista».
L'accusa di diffamazione, sostenuta dal pubblico ministero Francesca D'Arienzo, è arrivata l'altro giorno a sentenza nonostante la giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera dei deputati avesse provato a "salvare" il parlamentare Sgarbi dal giudizio penale, negando ai magistrati di Macerata l'autorizzazione a procedere. Provvedimento assunto nell'agosto scorso che però non è stato vidimato dal voto dell'Aula.
Quindi il procedimento ha seguito il suo corso, arrivando a sentenza. Come detto, di assoluzione.
Ma la disfida tra Marini e Sgarbi non termina qui. Sul fronte civile Sgarbi deve ancora 16mila euro allo stesso Marini (più seimila euro di spese processuali) per gli stessi insulti che il tribunale ha ritenuto non costituire reato.
«Soldi che Sgarbi non mi ha mai versato - spiega oggi Marini -. Ha fatto ricorso in Appello, se ne parlerà la prossima estate. Staremo a vedere. Resta la considerazione che le mie perplessità all'epoca della sua nomina erano più che fondate, evidentemente, visto che le ultime vicende di cui è protagonista confermano la incompatibilità etica del personaggio con il ruolo di presidente della prima istituzione museale trentina».