Addio alla storica trattoria Genovesa di Rovereto, sulla strada per la Vallarsa, dall’Ottocento
Il nome dell’osteria veniva dalla moglie del fondatore, Brigida Marzari, che era ligure. Poi tante gestioni ed ora le serrande abbassate
ROVERETO. Si chiude un’altra pagina della gastronomia trentina: ieri, Paolo e Michele, hanno servito gli ultimi piatti alla blasonata trattoria “alla Genovesa”. Prima di spegnere i fornelli hanno ringraziato i clienti: «Non sono molti tre anni e mezzo, ma ci piace credere di avere seminato qualche cosa di... buono. Il nostro è un settore impegnativo. Abbiamo sempre cercato di metterci due ingredienti base: amore e passione per dare valore aggiunto ad un momento essenziale della vita di ognuno quale l’atto cibarsi che, se poi, si tratta di cibo condiviso in famiglia e amicizia, diventa qualcosa di sacro. Ringraziamo tutti dal profondo del cuore, collaboratori e fornitori compresi”.
Sempre sulla strada che collega il Trentino al Vicentino, poco prima della trattoria “alla Genovesa”, cesserà l’attività (iniziata dal 1991), anche il ristorante “San Colombano”, un altro tassello dell’arte culinaria trentina.
Verso la fine dell’Ottocento, furono i coniugi Marzari, Carlo e Brigida, ad aprire la “Genovesa”. Brigida Durante, la moglie di Carlo, era ligure (nata a Monterosso), ma non genovese. Comunque, la denominazione “alla Genovesa”, piacque subito ai clienti del locale, in particolare ai roveretani.
Dai primi del Novecento fino al 1975, si sono succedute varie gestioni: Marzari-Robol, Giuseppina Fait (soprannominata Beppa) e Gober-Sannicolò. I clienti della trattoria erano, soprattutto, carrettieri provenienti da Terragnolo, dalla Vallarsa e dalla provincia di Vicenza. I carrettieri potevano sempre contare su saporite minestre e su caldi minestroni, accompagnati da formaggi e salumi nostrani serviti con pane e appetitosi sottoli. Dai piatti semplici, quelli al tempo dei carrettieri, la cucina della trattoria iniziò, alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso, a proporre vivande tipicamente trentine: canederli, polenta, crauti, salsicce. Poi al menù sono stati aggiunti altri piatti, come, ad esempio, coniglio, baccalà, gulasch, carne salada e fagioli, pasta al forno e qualche bollito. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta vennero realizzate la diga e la centrale idroelettrica di “San Colombano”: furono anni fortunati per il ristorante, i coperti aumentarono per la presenza delle maestranze e dei tecnici impegnati nella costruzione dei due importanti manufatti.
A partire dai primi anni Sessanta, assieme a Fausto Gober iniziò a lavorare Cesare Venco con la sua famiglia: Fausto e Cesare erano cognati, avevano sposato le sorelle Gina e Valeria Sannicolò. Le famiglie andavano d’accordo, il lavoro non mancava; anzi, la trattoria divenne sempre più famosa: “alla Genovesa”, infatti, arrivarono i primi turisti e vi pranzavano, abitualmente, camionisti e automobilisti che si spostavano dal Veneto verso il Trentino e viceversa.
Dal 1975 al 1981, Virginia Venco - figlia di Cesare e di Valeria Sannicolò, assieme ai fratelli Maurizio e Giorgio, ha rilevato la trattoria. Poi, nel 1981, per circa 28 anni, sono stati i coniugi Alessandrina Alovisi e Rinaldo Marinoni ad occuparsi - con dedizione e solerzia - del locale. Dalla fine del 2010, per quattro anni, i fornelli della “Genovesa” sono rimasti spenti.
Saranno tre giovani appassionati di arte culinaria, nel 2014, a riproporre i tradizionali e prelibati piatti dell’antica trattoria: Stefania Beltrami, Lorenzo Gala e Cristian Moiola. Il 1° luglio 2019, purtroppo, a causa di un improvviso malore, è venuto a mancare Cristian Moiola, uno dei tre soci. Stefania Beltrami e Lorenzo Gala hanno continuato l’attività fino alla tarda primavera del 2020. Nei mesi estivi dello stesso anno, la trattoria è stata adeguatamente ristrutturata, e l’11 agosto, Paolo Lott e Alexandru Mihaita hanno riaperto la storica trattoria.