Bridge: i roveretani vincono il Campionato italiano (e magari andranno alle Olimpiadi)
Il Circolo cittadino, con la coppia formata da Mauro Salvetti e dal professionista Fulvio Fantoni, sbanca Salsomaggiore. Il presidente Giuliani: «Un gioco nobile, trasparente e corretto. Peccato che i giovani non lo apprezzino, non sanno cosa perdono»
ROVERETO. Alzi la mano chi non ha mai giocato a carte. Tutti, ovviamente, che sia briscola, scopa o poker poco importa. C’è però un gioco che è datato, praticato in tutto il mondo e che è in odore di diventare addirittura disciplina olimpica.
In questo caso stiamo parlando del bridge, il più famoso «passatempo» cartaceo del quale, in verità, a parte chi lo pratica, nessuno conosce le regole (che sono complicatissime).
Ma è un’arte, con professionisti da guadagni tennistici e una miriade di dilettanti che si passano le serate allenando il cervello. A Rovereto c’è un circolo storico (che oltre al bridge mette insieme il burraco e gli scacchi) che finalmente ha fatto centro. Nel senso che, per la prima volta, è riuscito a cucirsi sulla maglietta lo scudetto. Una coppia roveretana, infatti, ha vinto i campionati italiani a Salsomaggiore Terme aggiungendo un’altra eccellenza alla città.
Diciamolo subito: si tratta di Mauro Salvetti - a cui si deve l’onore di aver ripreso in mano, nel 1985, il circolo quando sembrava ormai destinato agli archivi - e Fulvio Fantoni, professionista romano ma iscritto da noi.
Ecco, il tricolore, per la prima volta nella storia, l’hanno portato nella sede di via della Terra. E il presidente Gianluca Giuliani giustamente gongola: «Per noi è un risulto importante. Il circolo c’è da una vita ma, negli anni, i giovani si sono allontanati perché preferiscono i giochini in Internet, sui telefonini. É un peccato perché il bridge è davvero un gioco vero».
I soci del circolo roveretano, per intenderci, sono una sessantina, altrettanti si dilettano con il burraco e una trentina si sfidano a scacchi. E parliamo di un «divertissement» che risale al 1919. Come circolo bridge, ufficiale e certificato, però, bisogna arrivare al 1967.
Poco importa, però, l’età e anche il pensiero che sia un passatempo per nobili. «Ma quando mai! - tronca il discorso il presidente - Non costa nulla e, soprattutto, è il gioco di carte più corretto e trasparente che ci sia».
Tanto da meritarsi lo scudetto. E in grado di organizzare tornei «alternativi». Il prossimo, per capirci, sarà il 9 marzo: «Torneo dei Ovi». I premi? «Solo uova di Pasqua, quello da un chilo per i vincitori e poi a scendere. Ma tutti riceveranno qualcosa».
La prossima mossa, come detto, è approdare alle Olimpiadi. Sarà pure un gioco da tavolo ma sempre sport è, almeno per il Coni. «Siamo affiliati e ci fanno l’antidoping, per dire».
Il bridge, per i meno sapienti, è un gioco di carte diffuso a livello mondiale. Giocato da quattro giocatori che formano due coppie contrapposte, è composto di due fasi, la dichiarazione (o licitazione) e il gioco della carta. La dichiarazione termina con un contratto, vale a dire con l'impegno da parte di una delle due coppie di conseguire un determinato numero di prese (sottintendendo la base minimale di 6 prese), presupponendo che un determinato seme sia assunto come briscola (atout) oppure che si giochi senza briscola.
Le regole del gioco sono simili a quelli di altri giochi «a prese» (come per esempio il tressette) con la particolarità che il giocatore che si è aggiudicato il contratto muove anche le carte del compagno (detto morto) che sono distese sul tavolo e visibili a tutti.
Può essere giocato nella forma di partita libera (Rubber Bridge) o in quella di bridge duplicato, utilizzata nelle gare fra coppie o fra squadre di due coppie.
Gran parte della popolarità del bridge è dovuta alla forma del «duplicato» che, attraverso appunto la duplicazione delle smazzate, consente di organizzare competizioni in cui i giocatori si confrontano sulle stesse distribuzioni di carte in modo che il ruolo della fortuna venga sensibilmente ridotto.
«Il gioco è spettacolare, oltre a stimolare la mente, è rilassante. - conferma il presidente - Purtroppo, ripeto, mancano i giovani che non sanno cosa si perdono, preferiscono i giochi online che inebetiscono. L’invito è ad iscriversi al circolo e provare a giocare, dimenticando per un attimo i telefonini. Magari è tempo perso ma ci tengo a spingere i ragazzi a mollare i videogiochi e affrontare le carte che, oltre alla partita in sé, sono socializzanti e sono davvero molto meno pericolose».