Presidenza del Mart, Fugatti: «Sgarbi non si tocca, lo dicono i risultati. Darà ancora molto al museo»
Il primo grande appuntamento in primavera è con “Arte e fascismo”. A fine anno arriva “Etruschi del Novecento”. Il critico d’arte e la Fondazione di famiglia: «Non c’è alcun conflitto di interessi. Il Mart vive di collezioni private che pago con il fitto. I quadri sono pubblicati e vincolati»
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ROVERETO. «Misuriamo Vittorio Sgarbi al Mart per quanto ha dato e quanto potrà ancora dare per far crescere il museo. Lo conosciamo: è un personaggio particolare, che a volte crea anche polemiche, ma lo dobbiamo valutare per il suo apporto e per i risultati ottenuti. Parlo non solo in termini culturali che ma anche di ritorno economico nel contesto territoriale».
Sgarbi, promosso a pieni voti, non si tocca: sarà ancora lui a guidare il Museo provinciale di arte moderna e contemporanea durante il mandato di presidente della Provincia Maurizio Fugatti. Che sabato 2 marzo, in occasione della presentazione delle mostre e delle attività dell'anno in corso, ha garantito l'appoggio incondizionato al critico d'arte: tempo una quindicina di giorni o al massimo entro fine mese arriverà l'investitura bis ufficiale da piazza Dante. Nel frattempo Vittorio Sgarbi snocciola dati (già anticipati, con 180.000 visitatori nel 2023 che superano i 200.000 con i primi due mesi del 2024 con le mostre in corso che chiudono oggi) e anticipa idee e visioni che si concretizzeranno nelle mostre di primavera, estate ed autunno e inverno a cavallo del 2025.
Il primo grande appuntamento è con "Arte e fascismo" (dal 14 aprile al 1° settembre): «Forse questa è la prima volta che una mostra in Italia si chiama così, perché per evitare polemiche si è cercato di "mascherare" mostre simili. Nell'arte - spiega Sgarbi - non c'è fascismo. Come non c'è comunismo in "Arte e comunismo" che ho in mente di fare. Il fascismo respinge la parola arte, non c'è arte nel fascismo perché essa è negata dalla violenza che il fascismo ha espresso. Tra pittura, scultura, documenti e progetti il percorso espositivo della mostra (a cura di Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari) si snoda tra oltre 350 opere di artisti architetti tra i quali Mario Sironi, Carlo Carrà, Adolfo Wildt, Arturo Marini, Marino Marini, Massimo Campigli, Fortunato Depero (che è stato fascista tutta la vita), Tullio Crali, Thayaht, Renato Bertelli e Renato Guttuso».
Prima di "Arte e fascismo" sarà la volta di "Felice Tosalli. Animali di un altro sogno" (29 marzo-23 giugno), "Pietro Gaudenzi. La virtù delle donne" (14 aprile-1 settembre) e per l'estate (14 luglio-20 ottobre) la grande attesa mostra di Luigi Serafini (presente ieri al Mart) con la sua opera più celebre (Codex Seraphinianus): «Serafinizzare il museo vuol dire celebrare il surrealismo» ha affermato Sgarbi. E dopo un passaggio su "Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte" si arriva alla grande mostra dell'inverno con "Etruschi del Novecento" dal 6 dicembre.
«Partecipiamo con entusiasmo alle iniziative del Mart: con il museo è stata rilanciata una vocazione della città» ha esordito l'assessora alla cultura Micol Cossali (presenta anche la sindaca Giulia Robol) evidenziando come arte e cultura siano «motore di sviluppo economico di qualità». «Vittorio si è speso moltissimo per il Mart e per il territorio. Non lo riconosciamo soltanto noi - ha aggiunto il presidente Fugatti - ma anche le categorie economiche che hanno evidenziato le ricadute positive sulla città e sulla Vallagarina».
Quanto ai rapporti tra presidente del Mart e la Fondazione di famiglia Sgarbi ha affermato che «il Mart vive di collezioni private che paga con il fitto. Le collezioni private non sono qualcosa che valga meno di quelle pubbliche. Che una Fondazione di arte antica e del Novecento come la mia che ha tutti i quadri pubblicati e tutti i quadri vincolati debba essere intesa come un conflitto di interessi è una parola che piace molto utilizzare. Tutto il Mart è in conflitto di interessi. Trovo che sia un falso problema. Opere pubblicate non hanno bisogno di entrare in una mostra né sono opere vendibili se non con una collezione intera. Il prestigio e il valore ce l'hanno già e non c'è bisogno di una mostra».
Quanto alla richiesta di concorso avanzata dalla consigliera provinciale Lucia Maestri Sgarbi ha detto chiaramente che il merito di «chi lavora come curatore è quello di aver concorso ai risultati di questo museo. Magari chi arriva chissà da dove ha i titoli ma non l'esperienza diretta».