Stalking condominiale, coppia denunciata dai vicini di casa: 112 registrazioni in tribunale a Rovereto
I rapporti di pessimo vicinato sono sfociati in una querela pesante con chiavette Usb che hanno raccolto i rumori molesti, compresi quelli intimi, dei dirimpettai. Per ascoltare i nastri e sentire i tantissimi testimoni citati dalla parte civile e dalla difesa la giudice ha fissato un giorno libero
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ROVERETO. Le liti condominiali sono all'ordine del giorno in una società che fatica a condividere e sopportare gli altri. Di reato di «stalking condominiale», però, è la prima volta che se ne parla in tribunale a Rovereto. Ed è quanto è avvenuto giovedì 28 marzo con una donna finita a processo per atti persecutori nei confronti dei coniugi del piano di sopra e che l'avvocato difensore Nicola Canestrini ha indicato proprio come «stalking condominiale».
Un processo, quello aperto, che nel prossimo autunno impegnerà le parti e il giudice Monica Izzo per un'intera giornata vista la mole di atti da presentare e le lunghe liste testimoniali. Nel fascicolo processuale, per capirci, ci sono anche tre chiavette Usb che raccolgono ben 112 registrazioni ambientali effettuate nel giro di otto mesi. Dentro, però, c'è di tutto, non solo eventuali grida e rumori molesti ma perfino dialoghi e «suoni» di intimità coniugale con protagonisti i vicini di casa denunciati.
I dissapori tra abitanti della stessa casa sono sorti un paio d'anni fa. E dopo gli iniziali inviti ad abbassare i toni del confronto, inizialmente civile, si è arrivati agli insulti e alle minacce. Qualcuno parlerà di ordinario confronto anorché sopra le righe ma in questo caso si è arrivati alle minacce anche se senza mai venire alle mani. La convivenza condominiale, però, si è deteriorata col tempo tanto da sfociare in denunce e, come detto, in registrazioni dei rumori ritenuti molesti. E non si tratta solo di voci alte e grida visto che, nelle registrazioni della parte civile, sono finite pure ordinarie discussioni tra coniugi e perfino il divertimento tra le lenzuola. Che, chiaramente, l'avvocato difensore ha chiesto di stralciare tra le prove d'accusa perché, evidentemente, non pertinenti con la causa in corso.
Visto il materiale da analizzare e il cospicuo numero di testimoni, il giudice Izzo, d'accordo con la Elisa Beltrame, ha deciso di fissare un'udienza ad hoc, un giorno interno per analizzare tutti gli atti e ascoltare le persone interessate al caso. Che si dimostra complicato visto che per ottenere una prova si è di fatto invasa la privacy dei vicini. Che i rapporti fossero deteriorati, comunque, nessuno ne fa mistero. Ma quell'invasione di intimità ha fatto storcere il naso. Certo, le molestie magari ci sono anche state ma si tratta di definire quali siano perseguibili penalmente e quali no. Per questo sarà nominato un perito che dovrà soprattutto trascrivere le registrazioni contenute nelle tre chiavette stralciando le parti assolutamente personali e, nelle ore di possibilità di far rumore come stabilito dal codice civile, non utilizzabili ai fini processuali.
Come detto, le rivalità tra abitanti della stessa casa sono all'ordine del giorno. Mai, però, si è arrivati a parlare di «stalking condominiale» con microfoni accesi per mettere nero su bianco i potenziali disturbi e una querela che travalica le molestie e che addirittura, stando al codice penale, prevede pene fino a sei anni di reclusione. Ma l'entità della pena, e dell'eventuale reato, dovrà stabilirlo il giudice che, non a caso, ha fissato l'udienza di discussione senza altri processi a interrompere un dibattito che si prevede acceso e puntiglioso. Perché alla fine condividere una casa con altre persone è sempre difficile ed ogni parola «storta» può portare ad un scontro frontale che chiama in causa avvocati e magistrati. E che, di solito, finisce con una sconfitta collettiva.