Sgarbi e le frasi sessiste e omofobe: «Video registrato a mia insaputa, e potrebbe essere artefatto»
Il presidente del Mart e Mag spiega che «era uno scherzo» e che «quel concetto sull’omosessualità non mi appartiene». E comunque era «inconsapevole»
IL FATTO Video di Sgarbi a Riva del Garda e nuova bufera
ROVERETO. «Non c'è nessuna polemica... E chi parla prima dovrebbe conoscere il mio pensiero sull'omosessualità. Se non lo sa glielo spiego io...». Va bene presidente Sgarbi, ma quel video uscito su Tik Tok non le sembra un po' omofobo? «Quel video non lo ho fatto io... E comunque tutte le mie scuse a chi si è offeso per un episodio che consapevolmente non mi appartiene e che è stato registrato non per mia volontà. Su questo voglio essere chiaro una volta per tutte» puntualizza il presidente del Mag e del Mart.
Dunque, il caso è chiuso? Basteranno le precisazioni di Vittorio Sgarbi per mettere fine alle polemiche politiche scaturite da quel video registrato sabato scorso sul "pont dei strachi" dopo l'inaugurazione della mostra su Giovanni Skulina?
Nel video incriminato si vede il presidente del Mag seduto che stringe al collo uno dei due ragazzi che gli avevano chiesto di fare un selfie. E a loro si rivolge con un «non sarete mica f...chi, vero?» ottenendo per tutta risposta un divertito «viva la f...» ribadito un paio di volte da Sgarbi. E sarebbe finita lì con una risata se non fosse che immagini e sonoro sono state pubblicate in rete ottenendo in poco tempo qualche centinaio di migliaia di visualizzazioni e di like.
Apriti cielo: parole di condanna (con una richiesta di "licenziamento" avanzata da Arcigay del Trentino) sono arrivate da diversi rappresentanti del mondo politico a partire dal Pd per arrivare a Fratelli d'Italia. «Greve, triviale e volgare» è stato definito Vittorio Sgarbi da Michela Calzà e Alessio Manica (consiglieri provinciali dem), mentre per la vicepresidente della giunta provinciale Francesca Gerosa quanto detto da Sgarbi è «inaccettabile».
Presidente non crede di aver esagerato? «Con quei due ragazzi ho fatto un selfie che per definizione è muto. Quanto al video su Tik Tok è apocrifo: non l'ho fatto io, non lo ricordo e, per quanto ne so, potrebbe anche essere artefatto. In ogni caso, lo ripeto, non ho detto quelle cose in coscienza, e, se pure le avessi dette, non mi riconosco: non sono il mio pensiero».
Tutto chiaro. Inoltre, aggiunge Sgarbi, «mi spiace che uno scherzo sia inteso come un concetto che non mi appartiene neanche nella sfera privata. Una persona, del resto, è quel che fa». E così arriva la risposta «alla lettera di quei due consiglieri (Calzà e Manica ndr) che neppure conosco». Da dove partiamo? «Da quello che ho fatto, dalla prima manifestazione italiana in difesa degli omosessuali alla quale ho partecipato quando loro, probabilmente, non erano ancora nati».
Ma non basta, perché, è lui stesso a raccontarli, parlano i fatti per smentire l'accusa di omofobia nei suoi confronti. «Sono stato cacciato da Letizia Moratti (sindaca di Milano ndr) nel 2007 - ricorda il critico d'arte - per aver fatto, da assessore alla cultura, la mostra "Arte e omosessualità". E da presidente del Mart ho in programma una mostra proprio sulla bellezza omosessuale. A ciò si aggiunge che di recente ho parlato con Renato Zero, cui ho in programma di dedicare una iniziativa sempre al Museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto».
Quelle del video non erano frasi dette consapevolmente, ha spiegato il presidente dei musei, ed erano «una battuta fatta in un momento scherzoso (perché ridevo io e ridevano i ragazzi): a scopo di polemica si qualifica una persona per una battuta invece che per il suo pensiero che quella battuta non rappresenta certo. Il mio pensiero sull'omosessualità - conclude Vittorio Sgarbi - è noto a tutti, per cui che mi si accusi di omofobia non ha davvero senso. E non rispecchia il mio pensiero».