Social / Intervista

Perché su Facebook non troverete i giovani (ma tanti boomer): ce lo spiega il blogger Bordone

Sabato allo Zandonai di Rovereto, per Educa Immagine, l’esperto ci parla di emoji, cringe e Tik Tok. E il «faccialibro»? «Un autogrill che si affaccia su un’autostrada deserta»

di Laura Modena

ROVERETO. Volto noto della Tv - opinionista a "Le invasioni barbariche" di Daria Bignardi e a "G'Day" di Geppi Cucciari, conduttore di Ante Factor e Xtra Factor - voce altrettanto nota di programmi radiofonici su Radio2 e del podcast ormai di culto "Tienimi Bordone" su Il Post, Matteo Bordone è giornalista, blogger, autore radio e Tv. Da qualche mese in libreria è arrivata anche "L'invenzione del boomer", la sua prima fatica letteraria, dove convergono cultura pop, tecnologia, social network, musica e film.

Una spassosissima indagine sui "boomer", adulti definiti tali per ragioni anagrafiche (sono i figli del Boom economico), per la goffaggine nell'uso dei dispositivi tecnologici o, ancora, per uscite giudicate poco cool e per nulla al passo con i tempi.

«I boomer hanno già vissuto tutto, sanno sempre cosa dire e si sentono in diritto di indicare agli altri - i teenager - la direzione». Ma a un tratto, improvvisamente, si trovano a essere additati come "boomer", appunto. Ossia "inadeguati", "fuori dal tempo", quando non addirittura "cringe": praticamente imbarazzanti. E però i boomer frequentano gli stessi spazi on line dei ragazzi e comunicano quotidianamente con WhatsApp e relativo uso (sovrabbondante) di emoji.

«Boomer e teen si mescolano soprattutto sui social e alla fine, dopo qualche anno, non c'è più vera contrapposizione tra loro, ma scambio e incontro».

Ospite d'eccezione di Educaimmagine (info su educaimmagine.it), Matteo Bordone dialogherà con Raffaele Alberto Ventura - saggista ed esperto di marketing culturale - sabato al Teatro Zandonai, in una serata che porta il titolo emblematico dagli echi pirandelliani: "Uno, nessuno e centomila like".

Bordone, c'è grande attesa per il suo intervento. Di cosa parlerà?

Dunque, alle 16.45 dialogherò con Francesca Milano (social media editor) sui podcast, un modo affascinante di godere dei contenuti radio ("Tutti pazzi per il podcast", 16.45-17.45 Palazzo Piomarta). Ormai ha sostituito il prodotto radiofonico di un tempo e ha fatto nascere abitudini nuove, nel linguaggio e nel mercato.

Poi alle 20.45 allo Zandonai con Raffaele Alberto Ventura cercheremo di delineare gli scenari futuri del nostro rapporto con alcune tecnologie che generalmente producono una certa ansia nel pubblico. Naturalmente parleremo molto anche del mondo social.

Quindi, a quale pubblico è rivolta la serata?

A un pubblico sicuramente vario, perché sul web e sui social ci siamo davvero tutti e tutti investiamo sull'immagine on line, anche se in forme diverse. Alcuni dicono di farlo per passatempo, certo nessuno sostiene di farlo per rifondare il pensiero occidentale.

È prevista la proiezione di una puntata cult della serie Tv "Black mirror", dove la protagonista vive in un mondo ossessionato dai like...

Dietro i like c'è l'elemento culturale e social e poi c'è l'aspetto puramente ormonale e psicologico. I like sono conferme, scatenano in noi dopamina e ci danno piacere, per questo l'idea di mollare i social è irrealistica. Qualunque idea ne abbiamo non è ipotizzabile che nei prossimi 5 o 10 anni non ci siano più. Non vanno demonizzati perché hanno anche una grande valenza sociale, sono un pezzo fondamentale della nostra identità e delle relazioni, quindi è importante studiarli e creare dibattito.

Mondo social: si va dall'ormai datato Facebook al più recente Tik Tok…

Tik Tok è un contenitore immediato e incentrato sui video. Certo, è una rappresentazione episodica e cartolinesca della realtà, ma è una finestra aperta su universi, pianeti e pezzi di società che altrimenti non vedremmo. Ci mostra continenti prima assenti dai social, come Asia e Africa, e lì vediamo anche la povertà. Per una settimana l'algoritmo non capisce chi sei e ti dà poca soddisfazione. Ma poi imbrocca i tuoi gusti e ti inscatola, offrendoti ciò che ti piace e finisce che ci passi le ore. Su di me Tik Tok è uno stimolo mostruoso di curiosità e meraviglia, anche se poi mi scivola via tutto.

I cosiddetti "boomer" continuano a preferire Facebook?

Facebook è diventato un vecchio autogrill abbandonato in una statale dove non passa più nessuno, perché intanto hanno fatto un'autostrada più efficiente da un'altra parte. Apparentemente è moderno, in realtà è solo molto rassicurante per gli adulti. È un social che nasce punk, poi diventa rock, si trasforma in pop e alla fine diventa liscio. È allora che i boomer dicono "oooh finalmente" e da lì non se ne vanno più, restano dentro asserragliati come una falange che si nasconde dalla polizia. Ma per i giovani essere su Facebook è squalificante, totalmente da boomer.

Cosa significa esattamente essere boomer?

I boomer sono un effetto dello scontro generazionale avvenuto in quel territorio franco che è la rete durante il periodo del lockdown, quando lo spazio reale non era più percorribile. I boomer, per natura con il timone in mano, si sono sentiti imbranati e vecchi in quello spazio inedito. E i ragazzi glielo hanno finalmente detto.Un confronto impari, dove gli adulti escono per forza sconfitti?In realtà nel mio libro dimostro che i conflitti generazionali sui social arrivano a un esito positivo. Oggi il termine "boomer" viene usato in modo molto più morbido, un epiteto quasi tenero. Prima era un martello che si abbatteva sull'adulto imbranato, oggi è diventato un metro per misurarne la sensibilità, il punto di vista, la distanza dai giovani. Ma in modo gentile e affettuoso.

Come cambia il linguaggio di adulti e ragazzi sul web?

I registri linguistici sono sempre la cosa più difficile da maneggiare, soprattutto sui social. Chi non appartiene alla generazione nata con quel linguaggio suscita nei giovani il celeberrimo effetto "cringe", quel disagio che nasce a colpi di "buongiornissimo" con la tazzina di caffè o il neonato con il fiocco in testa per augurare "buon martedì", o la foto dei cigni che creano il cuore. I boomer poi usano le emoticon in modo esagerato o troppo serio, i giovani sono più moderati. Fatalmente la percezione di imbarazzo è stato il punto di partenza per dire agli adulti "guardate come siete incapaci, abbiate un po' di pudore". Ma il finale non è "state al vostro posto", perché le diverse generazioni ora convivono benissimo nello stesso spazio.

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