Controlli / Rovereto

Musica alle 22, arrivano i vigili, il disappunto di Ornella Frisinghelli: «Ti fanno sentire un poco di buono»

La dj  allietava il dehor del Doge, ma qualche residente ha chiamato la Polizia Locale: «Avevamo tutto in regola, ma così si spegne la città… tutti pronti a lamentarsi che è un centro morto, ma poi...»

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di Giancarlo Rudari

ROVERETO. Ci risiamo. Quando finirà questa (triste) telenovela della musica in centro? Serate musicali autorizzate, s'intende, con tanto di orario prestabilito dai regolamenti e rigorosamente rispettati, ma regolarmente diventate oggetto di visita da parte della polizia locale. Che non fa altro che accertare la regolarità dei documenti e dei decibel (ad orecchio), salutare e andarsene. Perché basta che ad un cittadino la musica dia un po' fastidio in quanto per lui ritenuta troppo alta che arriva puntuale (sono sempre le solite persone a lamentarsi) la chiamata al centralino di via Pasqui e da qui venga allertata una pattuglia (magari impegnata in altri servizi di controlli del territorio) per l'ispezione di turno.

Chiamate che arrivano non alle tre di notte, ma anche alle sei del pomeriggio (se non addirittura prima) o alle otto di sera. «E poi ci sono le situazioni che creano grande amarezza e ti senti cittadino "tossico" o per dirla in dialetto "en poc de bom" manco fossimo, io e i partecipanti, dei pochi di buono che si divertono a fare casino, a spaccare i timpani con la musica sparata a mille decibel e a lordare la città...». In queste parole c'è tutta l'amarezza di Ornella Frisinghelli («veterana dj per non dire anziana» come si definisce lei) alla consolle con il suo Enrico venerdì sera in via Portici, nel dehor del ristorante "il Doge" di Giancarlo Cirpiani per un "aperiflower" organizzato in occasione di "Rovereto in fiore".

Ma cos'è successo per indurre Frisinghelli a pubblicare un post, intriso di delusione e sconforto («ma io non mollo, sia ben chiaro...») sul suo profilo Facebook (post che ha raccolto decine e decine di consensi) e portare a conoscenza dell'amministrazione comunale la questione? «Che alle 22.20 circa (il venerdì e il sabato la musica all'aperto è autorizzata fino alle 24) arrivano i vigili urbani chiamati da qualche residente per un controllo. Nonostante i permessi in ordine vivi il momento come un affronto, ti senti brutto, sporco e cattivo... Ti senti addosso la parola "divieto" verso un evento pulito, un evento con tanta brava gente di una certa età, dove casino e disordine non fanno parte del nostro linguaggio e nel nostro modo di essere. Ma perché - si chiede la dj veterana - spegnere così quella voglia di divertimento sano e semplice che contribuisce ad alimentare una Rovereto viva e vivace sia per chi la abita che per i turisti...».

«Ci si lamenta fino all'ossessione - continua Frisinghelli - di una Rovereto morta, ma la vivacità di una città comprende anche un po' di rumore e di musica nel rispetto delle regole e di tutti. La città è viva quando è amata da chi la abita, quando viene valorizzata la bellezza nelle sue diverse espressioni, quando offre manifestazioni interessanti come possono essere un concerto una serata musicale che non significano caos e inquinamento acustico. Il centro storico non deve essere continuamente messo in discussione per la musica. Stiamo attenti, invece, che sia curato, pulito e sicuro affinché tutti possano viverlo con buoni momenti musicali».

La dj ribadisice che «con l'intolleranza e con le lamentele sterili non si va da nessuna parte... Si cerchino invece strategie e ragionamenti per risolvere situazioni sgradevoli» è il suo invito. E la questione della vivacità del centro, tornala alla ribalta, sarà oggetto della campagna elettorale perché da parte chi ha un obiettivo di governo i cittadini si attendono risposte anche su questi temi. E come si è conclusa la serata venerdì? Per sfogare la frustrazione tutti a cantare a squarciagola "Quel mazzolin di fiori" ricordando Renzo Arbore e la sua famosa "Ma la notte no": «No amici, su Rovereto non cali la notte e il buio non ci avvolga. Nel rispetto equilibrato di tutti, naturalmente» conclude Ornella Frisinghelli.

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