Mobilità / Il nodo

Rovereto, cameriera centrata dal monopattino mentre serve i clienti sul plateatico

Allarme per la "invasione" in città di questi mezzi che spesso sfrecciano sui marciapiedi

TORBOLE Incidente e si scopre un monopattino truccato da 90 all’ora

di Nicola Guarnieri

ROVERETO. Il monopattino elettrico è stato sdoganato grazie ad un emendamento alla legge finanziaria ma, a livello pratico, è un pericolo pubblico. Perché gli utenti, che hanno paura ad andare sulle strade, occupano i marciapiedi ma viaggiano a velocità sostenute. Tanto da creare pericolo. Come è successo, per capirci, in corso Rosmini all'altezza del bar Posta.

Lì c'è un plaeatico e chi lavora nell'esercizio commerciale entra ed esce dal locale per servire i clienti.

Ma l'altroieri, e non è la prima volta che succede, un ragazzo col monopattino ha centrato la cameriera facendo cadere lei e pure il vassoio che aveva in mano. Tutto normale? Giammai! Purtroppo, come sempre, nessuna forza dell'ordine ha visto niente ma il pericolo per l'invasione di questi mezzi su percorsi riservati ai pedoni è concreto.

Per il Codice della strada il monopattino elettrico dovrebbe girare sulla strada. E pensare che, quattro anni fa, il Comune di Rovereto è stato il primo in Italia a sfruttare l'occasione per alleggerire il traffico. Come? Infilando il piccolo veicolo da diporto nella filiera della mobilità sostenibile, quella che in città consente di lasciare ferme le macchine evitando ingorghi nella circolazione, problemi di parcheggio ma soprattutto tutelando l'ambiente.

Grazie ai nuovi accorgimenti normativi, infatti, il monopattino è considerato «microsharing», messo a disposizione gratuitamente di tutti e da prendere e riconsegnare in varie parti dell'urbe. Un modo per spostarsi velocemente e senza inquinare e, ovviamente, senza ingolfare il capoluogo lagarino. Gli itinerari, d'altro canto, sono soprattutto quelli dalla periferia verso il centro, dai quartieri esterni a luoghi «sensibili» come l'ospedale o la stazione ferroviaria. L'intenzione di palazzo Pretorio era quella di normare il mezzo dotandolo di app.

«Ci sono già e servono per evitare i furti. Nel microsharing, al quale stiamo pensando, ognuno può prendere il monopattino ma non può portarselo a casa perché suona. E grazie ad un'altra App si può controllare dov'è in ogni momento».

Insomma, la mobilità sostenibile e condivisa sta per abbattere un'altra frontiera. E, tra l'altro, per chi non ha fretta c'è pure il monopattino da marciapiede.

«Diciamo innanzitutto che grazie ai chip si evita il furto e quindi in un programma di sharing si può inserire tranquillamente il monopattino, ma va sottolineato che esistono anche modelli con limitatori a 6 chilometri orari che si possono usare sui marciapiedi. E grazie ad appositi dispositivi per smartphone si possono prendere lungo la strada e lasciarsi altrove».

Cosa cambia rispetto alla prima regolarizzazione di questi particolari mezzi di trasporto? «Prima si impegnavano i Comuni a individuare percorsi ad hoc e varie tipologie di micromobilità. Per un'amministrazione, però, è difficile definire spazi e aree dedicate come, ad esempio, da viale Vittoria verso la stazione dei treni. Perché l'obbligo era di posizionare cartelli e partire con la sperimentazione adottando anche apposite ordinanze. In pratica si dovevano individuare dei percorsi, renderli visibili, e per due anni provare a vedere come sarebbe andata prima di cedere dati e relazione al ministero».Purtroppo, però, chi sfrutta il monopattino se ne infischia dei pedoni ed occupa il marciapiede viaggiando a 30 chilometri all'ora e mettendo a rischio l'incolumità di tutti. A questo punto - la richiesta arriva da tanti esercenti - sarebbe che il Comune, di suo, emettesse un'ordinanza per vietare il passaggio dei monopattini.

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