Rovereto: il litigio per la mancata precedenza costa 300 euro
L'imputato avrebbe strattonato un motociclista per poi colpirlo con dei pugni sul casco e alla mano destra che l'altro aveva alzato per difendersi dall'aggressione. In aula, davanti al giudice di pace, l'avvocato difensore dell'aggressore, oltre alle scuse, aveva formalizzato un ristoro del danno di 200 euro. Cifra ritenuta non congrua
ROVERETO. Quanto costa una lite stradale? Trecento euro più le scuse. Questo ha stabilito il giudice di pace di Rovereto che ha dichiarato l'estinzione del reato per avvenuta «riparazione del danno ed all'eliminazione delle conseguenze dannose dell'illecito». Messa quindi nel cassetto la vicenda penale, resta aperta quella civile per il risarcimento del danno fisico patito da un motociclista. Ma facciamo un passo indietro per ricostruire la vicenda che è finita negli uffici di piazza Achille Leoni. L'inizio della storia poco più di un anno fa quando, a causa di una mancata precedenza, scoppia una lite in strada.
Lite fra due persone che non si conoscevano e quindi non c'erano ragioni diverse per lo scontro fisico se non quelle relative alla circolazione stradale. Un episodio circoscritto per così dire, che però ha portato ad una denuncia per percosse. Questo perchè l'imputato avrebbe strattonato un motociclista per poi colpirlo con dei pugni sul casco e alla mano destra che l'altro aveva alzato per difendersi dall'aggressione.
In aula, davanti al giudice di pace, l'avvocato difensore dell'aggressore, oltre alle scuse, aveva formalizzato un ristoro del danno di 200 euro. Cifra ritenuta non congrua dal giudice che ha "rilanciato" con 300 euro di risarcimento e le pubbliche scuse. Che ci sono state come c'è stato il pagamento che è stato accettato dalla parte offesa che si è però riservata di chiedere il completo ristoro del danno in sede civile una volta definito il danno per il tramite di un medico.
Nel motivare l'estinzione del reato, il giudice spiega che «il comportamento dell'imputato, per quanto deprecabile, può giustificare una riparazione stimabile quantitativamente in un importo corrispondente a quanto percepito dalla persona offesa, ovvero 300 euro.
I fatti appaiono certamente gravi ma sarebbe stato altrettanto grave celebrare un processo in cui l'imputato, sostanzialmente incensurato, aveva in qualche modo tenuto la condotta riparatoria voluta dalla norma». Infine il giudice ritiene che il pagamento di 300 euro sia «idoneo a prevenire per il futuro la reiterazione della condotta».