Addio a Micaela Vettori, si è spento un faro di luce sulla cultura roveretana
Aveva 72 anni era stata dirigente comunale per anni e poi aveva diretto il teatro Zandonai. Laureata al Dams, per lei la cultura era un abbraccio tra teoria e pratica. La città, dal punto di vista artistico, è cresciuta anche grazie a lei, persona tenace e grande manager culturale
ROVERETO. Se la cultura è fatta di luce uno dei fari che la illumina si è spento per sempre. Ieri, a soli 72 anni, se n'è andata Micaela Vettori, una delle colonne della cultura roveretana e trentina. Una passione, la sua, non solo «filosofica» ma pratica, manageriale verrebbe da dire. Che, nella sua attività professionale, ha riversato tanto a palazzo Pretorio (è stata dirigente proprio del servizio cultura) che nei vari istituti di ricerca della Provincia ma anche in aziende private come Vivallis. E, tanto per dire, è stata pure direttrice del teatro Zandonai, Una, insomma, che sapeva il fatto suo. E che oggi non c'è più.
Però ha dato tanto alla comunità, soprattutto prendendo spunto dal Dams, croce e delizia dell'essenza artistica italiana.
Diciamolo subito: per lei la cultura era «altro»: «Cultura è un concetto ampio, che coinvolge anche la vita quotidiana, il lavoro, la produzione, l'innovazione. L'innovazione nasce quando si mettono insieme conoscenza ed esperienza. Portare conoscenza nello sviluppo significa per me un continuo lavoro di interprete e traduttore di interessi, tutti legittimi. Quello della scienza nel progredire della conoscenza, ma anche quello delle imprese nell'aumentare i volumi produttivi e innovare i processi.
Il problema nasce quando serve una strategia: senza concretezza, dedizione e presenza non si va lontano».
E del Mart, per dire, diceva «che quando una cosa è di qualità, è buona. Ma è difficile fare qualità, servono investimenti, che sono fatti di collaborazioni, di relazioni tra le persone, incrociare diverse competenze. Noi tendiamo a guardarci l'ombelico, a tutelare i nostri privati orticelli senza entrare in relazione con gli altri. Un esempio? Non vedo una scuola d'arte vicino al Mart. Una stranezza? No, è una dannazione. È un virus che mi rifiuto di ritenere il nostro genius loci».Micaela Vettori ha lasciato un vuoto.
Così la ricorda Donata Loss: «Era una donna innamorata dell'arte, ricca di idee per il futuro, coraggiosa protagonista di viaggi ed esperienze poi documentate in splendidi libri fotografici, come quello dedicato a Medjugorie. Curatrice di mostre tra cui ricordiamo quella dedicata alla pittrice Maria Stoffella Fendros, una delle sue selezionatissime amiche di vita e di pensiero.
Appassionata di storia, anche locale, stava preparando un viaggio fotografico dedicato a Rovereto assieme a Franco Battistotti, con cui condivideva estetica e gusto per le scoperte. Tra le sue passioni forti, la lettura e la scrittura: autrice di numerose pubblicazioni, si era cimentata, sempre con Battistotti, anche nella stesura di un romanzo dal bel titolo "Tres Vidas". Era orgogliosa del lavoro svolto come responsabile dell'Ufficio Cultura del Comune di Rovereto, in particolare delle stagioni teatrali; trovava nel teatro un altro dei suoi principali interessi.
Aveva formato una splendida squadra di donne che hanno dato vita alle manifestazioni del Comun Comunale. Di grande rilievo anche l'esperienza lavorativa alla Fondazione Bruno Kessler. Amante della cucina, le sue mitiche marmellate di albicocche rimarranno nel ricordo di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di assaggiarle, e in particolare dei suoi adorati nipotini».
Per Silvio Cattani «Rovereto perde un altro pezzo della sua storia. Micaela è stata una infaticabile movimentatrice di progetti culturali dagli anni ottanta in poi. Questa Città deve in gran parte a lei i ricordi migliori del suo vissuto. Giornate serene, quando la gente usciva felicemente per le strade fiorite di una città pulita, a partecipare ad eventi che piacevolmente cementavano il vissuto dei cittadini in un percorso di consapevole appartenenza. Micaela sempre sorridente, ironica e critica anche con se stessa, era il motore instancabile di tanti progetti culturali per e nella Città. Sempre attenta a recepire le istanze innovative riportandole in maniera originale nella cittadina che amava».
E ancora: «Era una persona generosa innamorata della vita credeva fermamente che la cultura poteva essere il lievito necessario e indispensabile a muovere le acque, spesso stagnanti, del quotidiano.
Erano gli anni in cui la sua casa in via Mercerie, la bella casa dallo scalone Liberty, era una vera fucina di idee e Micaela si adoperava instancabile nel concertare nuove idee, nuove proposte che avrebbero portato Rovereto all'attenzione dei media nazionali. Ora Micaela se n'è andata, certo per lidi più propizi, e a noi non resta che ringraziarla per la sua amicizia, per il suo esempio, per la forza con cui ha condotto la sua battaglia.
La ricorderemo, generosa e sorridente, stupirsi ed entusiasmarsi davanti a soluzioni artistiche che le inebriavano il cuore e ci accomunavano in un percorso di ricerca della bellezza».
Il funerale è stato fissato per domani, mercoledì 18 settembre, alle 15.30 alla chiesa della Sacra Famiglia.