Mantenersi con le vignette: Stefania Bolner vive grazie ai suoi disegni
Doppia laurea, in Graphic design alla Laba Trentino e in Cinema di animazione all'accademia Nemo di Firenze, la fumettista, 28 anni, originaria di Villa Lagarina, si ispira a celebri artisti come Zerocalcare e Sarah Andersen
ROVERETO. Al Parco delle sculture del Mart per "Rovereto and Comics" con un suo stand, Stefania Bolner - in arte Ania Marziana - ha esposto stampe, disegni e vignette a tema streghe, principesse, vampire e molti altri personaggi che affollano il suo immaginario. Doppia laurea, in Graphic design alla Laba Trentino e in Cinema di animazione all'accademia Nemo di Firenze, la fumettista, 28 anni, originaria di Villa Lagarina, si ispira a celebri artisti come Zerocalcare e Sarah Andersen. Di stanza a Firenze, da tempo collabora con il noto "Sio" (Simone Albrigi), pubblica i suoi originali disegni sul web e sogna un futuro nel mondo dell'editoria.
Qual è stato il suo primo fumetto?
«Si intitolava "Moon" ed era il lavoro creato per la tesi di laurea alla Laba. Raccontava di una ragazza che a 20 anni rivede il suo amico immaginario d'infanzia. È una storia sulla crescita e sul passaggio tra adolescenza e vita adulta. Un tema che ricorre spesso nei miei fumetti, perché è quello che vivo e che esprimo anche nel mio nome d'arte. "Marziana" riflette infatti il mio sentirmi alle volte estranea alle situazioni».
Cosa significa essere fumettista oggi?
«Il mestiere di illustratrice è molto versatile e sempre nuovo. Sicuramente serve un percorso di studi per acquisire gli strumenti necessari e conoscere i diversi programmi di grafica. Si crea prevalentemente in digitale, ma io uso ogni giorno anche la carta per sketchare e dare forma ai miei personaggi».
Qual è ora il canale privilegiato di diffusione dei fumetti?
«Senza dubbio i social, prevalentemente Instagram e Tik Tok. Certo, rimane sempre l'editoria, ma per farsi conoscere bisogna passare dal web. Se si postano i contenuti giusti si riescono a raggiungere anche persone che non fanno parte dei tuoi follower e così il pubblico si allarga».
E per arrivare alla carta stampata?
«Gli editori non guardano tanto al numero di follower, ma al prodotto che invii. Qualche volta capita però di essere scoperti sui social ed è quello che è successo anche a me. Io penso che web e editoria siano strade parallele, i social sono un'ottima vetrina, ed anche un canale immediato per capire cosa funziona e cosa piace».
Chi legge i fumetti oggi?
Le cosiddette "graphic novel" sono richieste soprattutto dai lettori tra i 20 e i 30 anni. Ma il fumetto è un mezzo di comunicazione che ormai offre svariati generi. Si va dal comico al super drammatico o al fumetto storico che parla dei campi di sterminio, quindi il target è sempre più ampio».
Lei a chi si rivolge?
«Per vicinanza di età mi leggono soprattutto i giovani adulti, ma non creo sempre e solo fantasy. Ho disegnato anche una serie di fumetti dal titolo "Burnout", dove ho raccontato del mio difficile anno post universitario. Avevo iniziato ad approcciarmi al mondo del lavoro, con i colloqui, l'ansia di dover raggiungere dei risultati e la perenne sensazione di non avere tempo. Una serie che ha avuto successo, forse per la situazione descritta».