Dalla scoperta della malattia alla rinascita: «Cure e preghiere, sono un miracolato»
Il toccante racconto di Andrea Frapporti, colpito da un cancro rarissimo: «All'inizio pensavo si trattasse di una forte otite... Senza protonterapia a quest'ora sarei sicuramente morto. Devo ringraziare tutti i medici del reparto Oncologia di Trento che mi hanno letteralmente salvato. Fino a quando non vivi un'esperienza simile non ti rendi conto fino in fondo del valore della vita»
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TRENTO - Il suo era un cancro raro, anzi rarissimo. «Uno ogni 20 milioni di persone, 400 casi in tutto il mondo - avevano sentenziato i medici ad aprile scorso - e non è operabile». Una diagnosi che gli era arrivata addosso come un macigno, giunta a seguito di una serie infinita di visite, esami, radiografie. Per mesi nessun accertamento aveva consentito di individuare la causa dei suoi dolori, fitte lancinanti che partivano dall'orecchio destro e scendevano fino alla base del collo.
«All'inizio pensavo si trattasse di una forte otite o comunque di un'infiammazione delle ghiandole dopo un'escursione sul Biaena, visto che quel giorno la temperatura era sotto zero - racconta Andrea Frapporti, 72 anni, fotografo documentarista, noto anche per le sue battaglie ambientaliste -. Avevo il lato del collo sempre più gonfio, con fortissimi dolori giorno e notte. Dopo qualche inutile cura di cortisone e qualche visita privata per accelerare i tempi, un otorinolaringoiatra ha voluto fare la biopsia. E così è stata accertata la massa tumorale, lunga dall'orecchio alle tonsille, larga tre centimetri, che mi prendeva i nervi fino al cervello».
A questo punto gli oncologi dell'ospedale Santa Chiara prospettano l'unica via da percorrere, quella delle terapie massicce. A partire dalla protonterapia, per seguire poi con la radio e la chemio.
«Senza protonterapia a quest'ora sarei sicuramente morto - continua Frapporti - . Devo ringraziare tutti i medici del reparto Oncologia di Trento che mi hanno letteralmente salvato la vita. Sono stato ricoverato per un mese intero, perdendo ben 30 kg. Stavo sempre sdraiato, ero ridotto pelle e ossa, con le flebo attaccate e pieno di anestetico in corpo. Al Santa Chiara, dalla finestra della mia camera, guardavo il Bondone e mi sentivo come un'aquila nella voliera.
Ho sempre avuto la passione per la natura, per la vita all'aria aperta, ho sempre amato tutte le specie animali. Non ero mai stato all'ospedale prima d'ora e improvvisamente mi ritrovavo imbottito di farmaci. Ero solo, non potevo stare con mia moglie e la mia cagnolina, mi guardavo e pensavo "non so neanche se domani sarò vivo"».
Uscito finalmente dall'ospedale dopo la lunga degenza, in piedi anche se fortemente debilitato, a distanza di un mese Frapporti si trova a ripetere tutti gli esami. «Una ventina di giorni fa, dopo tutti gli accertamenti, risonanze e Tac con il contrasto, ecco arrivato il risultato. I medici mi hanno comunicato che il tumore è definitivamente sparito, nessuna traccia nel mio corpo. Un miracolo, un vero miracolo per me che sono credente. Piano piano ora mi rimetterò, cercando di mangiare per riguadagnare il peso e le forze».
Come si esce da un'esperienza simile? «Adesso apprezzo davvero tutto, ancora più di quanto facessi già prima. Amo la vita e il mondo in ogni sua manifestazione, e ora ringrazio anche per l'aria che respiro. Certo non ho ancora riacquistato l'udito all'orecchio destro, devo continuare ad assumere una fila di farmaci tutti i giorni e sono tenuto regolarmente sotto controllo dalle infermiere che vengono a visitarmi ogni settimana. Ma sono vivo, di nuovo sulle mie montagne, in mezzo alla natura e agli animali. Ho ritrovato la piena gioia e la meraviglia per la vita».
Un'esistenza da salutista, quella di Frapporti, sempre appresso a rare specie animali da fotografare o riprendere, rigorosamente nel loro habitat naturale e senza le cosiddette "videotrappole" che fanno utilizzo di odori.
«Non mi sono mai servito di esche per attirare gli animali, li ho sempre osservati nei loro movimenti naturali nell'ambiente, con appostamenti che richiedono mesi, o anche anni. Mi mimetizzo sottovento come i cecchini, resto in attesa, e in questo modo ho ripreso, tra gli altri, l'aquila reale sullo Zugna, la volpe albina sui Lessini, una coppia di gatti selvatici sul Baldo. Dopo appostamenti durati dieci anni, sullo Stivo ho anche avvistato l'orso bruno bianco lucistico e i miei tre filmati sono stati trasmessi in tutto il mondo».
Imprese tradotte in foto e video poi diventati delle vere rarità, finite sulle più importanti trasmissioni di settore, nazionali e internazionali.
«Io che mi batto da sempre per l'ambiente, che salvo anche una formica, mi sono trovato da un attimo all'altro a lottare per la mia vita - ricorda ancora Frapporti -. Fino a quando non vivi un'esperienza simile non ti rendi conto fino in fondo del valore della vita».
Nel durissimo periodo della malattia e delle terapie, Frapporti racconta di un'incredibile forza di volontà. «La mia fortuna è stata quella di non arrendermi mai, di affidarmi ai medici del Santa Chiara e di sperare nel miracolo. Che alla fine è arrivato, riportandomi finalmente allo spettacolo della vita».