Giustizia / L’omicidio

Femminicidio di Iris Setti, l'accusa chiede l'ergastolo. Pm: "Aggressione di una violenza inaudita". La difesa: incapace di intendere

Nweke, difeso dall'avvocato Andrea Tomasi, è accusato di omicidio volontario aggravato, rapina e violenza sessuale con l'aggravante di violenze gravi. Dall'esame autoptico emerge un numero colpi impressionante (non meno di 49), poi c'è la frattura del dito su cui c'era l'anello. L'avvocato d'ufficio della difesa chiede l'incapacità di intendere e volere, ma "riconosciamo che è socialmente pericoloso"

IL DELITTO Iris Setti uccisa al parco, possibile il tentativo di rapina

ROVERETO. "Un'aggressione di una violenza inaudita". Queste le parole usate dal pubblico ministero di Rovereto, Fabrizio De Angelis, durante la requisitoria dell'accusa nell'ambito del processo a carico di Chukwuka Nweke, il 38enne ritenuto responsabile dell'uccisione di Iris Setti, di 61 anni, avvenuta la notte tra il 5 e il 6 agosto del 2023 nel parco Nikolajewka di Rovereto. Il pm ha chiesto l'applicazione della pena dell'ergastolo con isolamento diurno di un anno, confermando tutti i capi di imputazioni, comprese le aggravanti, ed escludendo le attenuanti generiche. Il processo, giunto alla terza udienza, si tiene davanti alla Corte d'assise di Trento, presieduta dal giudice Rocco Valeggia.

Nweke, difeso dall'avvocato Andrea Tomasi, è accusato di omicidio volontario aggravato, rapina e violenza sessuale con l'aggravante di violenze gravi. Nel suo intervento, il pm ha ricostruito l'intera serata dell'imputato, a partire dalla prima aggressione di Nweke ai danni di un ospite del centro di accoglienza Il Portico e dei tragici minuti durante i quali Setti è stata aggredita e colpita a morte, tra le 21.45 e la prima chiamata alle forze dell'ordine da parte di alcuni testimoni, avvenuta intorno alle 22.

Secondo la ricostruzione, il 38enne, in Italia dal 2007, avrebbe aggredito Setti, di 61 anni, colpendola ripetutamente a mani nude, per poi stuprarla e rapinarla di un anello d'oro. "Non c'è dubbio che l'azione violenta di Nweke, pur portata con le mani, aveva la volontà di uccidere. È andato ben oltre la violenza necessaria per vincere la resistenza di Iris Setti.

Dall'esame autoptico emerge un numero colpi impressionante (non meno di 49), poi c'è la frattura del dito su cui c'era l'anello; infine la lesione relativa alla sfera sessuale", ha affermato De Angelis. Sulla capacità di intendere e volere, il pm ha rilevato come Nweke sia stato più volte visitato da medici psichiatri e "nessuno dei medici ha riscontrato sintomatologia psichiatrica di nessun tipo", mentre ha escluso una valenza psicologica del cosiddetto "morbo di koro", credenza tipica di alcune zone dell'Africa. In aula sono presenti i parenti della donna, costituitisi parti civili e rappresentate dai legali Andrea De Bertolini e Giovanni Rambaldi, assieme all'avvocato Manuela Biamonte, in rappresentanza dell'aggredito al centro di accoglienza. L'imputato non è presente in aula. 

 

La difesa. "Posto che l'omicidio è incontestabile, il fatto è la capacità di intendere e volere e l'imputabilità. Chukwuka Nweke in quel momento era completamente travisato: l'azione è stata svolta in condizione di totale alterazione". Lo ha detto, durante l'arringa difensiva, l'avvocato Andrea Tomasi, intervenuto in difesa del 38enne Chukwuka Nweke nel processo per l'uccisione della 61enne Iris Setti. "Non vi è traccia di un caso simile, di un atto di violenza inconsulta come questa. È un atto unico e per questo anomalo, che va valutato senza usare categorie comuni del dolo. Qui c'è il rischio di fare, come venne detto in un altro caso, un processo alla follia. A dimostrazione, c'è il report del taser usato una volta dalle forze dell'ordine per immobilizzarlo, a cui seguono 12 scosse dissuasive e poi un secondo sparo immobilizzante e altre scosse, per un totale di 47. Poi viene sedato. Si capisce che non era in una condizione normale. E la somministrazione dei calmanti non si ferma alla sera dei fatti, ma anche in carcere", ha specificato, contestando le perizie psichiatriche.

Il legale aveva annunciato l'intenzione dell'imputato di fornire libere dichiarazioni, ma Nweke oggi non è presente in aula. L'avvocato ha detto alla Corte di non essere stato informato della scelta del suo assistito e di averlo appreso all'apertura dell'udienza. "Il destino di Nweke è segnato: sia che decidiate che è capace di intendere e volere, sia se riterrete che è incapace, il suo destino è comunque un lungo periodo di reclusione, in carcere o in una Rems. Se rimane in carcere continueranno le somministrazioni di quelli che vengono chiamati blandi ansiolitici (ma che così non sono), mentre se decidere che è incapace verrà rinchiuso in una Rems e curato. In ogni caso non tornerà libero", ha detto Tomasi, precisando come la difesa, assunta pro bono, "riconosce l'assistito come socialmente pericoloso".

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