«Ho il video del ladro, ma scelgo di non denunciarlo: lo rovinerei»
Nella notte tra il 4 e il 5 marzo un ragazzo a volto scoperto è entrato nella veranda del bar-gelateria Capricci di gola dove ha rubato tre cuscini: la scena ripreso dalle telecamere. Il titolare Daniel: “Si vede chiaramente che è giovanissimo. Lo perdono sperando che capisca la gravità del suo gesto”
ROVERETO. Denunciare o non denunciare? Questo il dilemma che per qualche giorno ha attanagliato Daniel e Arianna, 33 anni entrambi, titolari del bar gelateria Capricci di gola all'indomani del furto nel loro locale di via Baratieri. L'hanno risolto, il dilemma, dopo una lunga riflessione: «Questa volta lasciamo perdere, una denuncia avrebbe rovinato per sempre la vita di quel ragazzo...».
Il ragazzo al quale si riferiscono è il ladro (perché di questo si tratta) che nella notte tra lunedì e martedì della scorsa settimana ha rubato dalle sedie nella veranda del bar tre cuscini («roba da 15 euro»). Un ragazzo di una ventina di anni, a volto scoperto, riconoscibilissimo nel video registrato dalle telecamere del sistema di sicurezza.
Il video è stato postato su Facebook corredato da un commento che non lasciava dubbi: «Prima di sporgere una denuncia ti diamo la possibilità di chiedere scusa; tempo fino a domattina altrimenti procediamo di conseguenza».
Ultimatum rispettato? Si è presentato il ragazzo? Depositata la denuncia? No, niente di tutto questo. E il perché lo spiega lo stesso Daniel. «Nella vita ti trovi spesso davanti ad un bivio e non sempre è facile quale strada scegliere: ho riflettuto con la mia compagna e alla fine una scelta l'ho fatta ritenendo che sia quella giusta...».
Lasciar perdere? Perdonare? «Massì, alla fine non ce la siamo sentita di andare dai carabinieri o dalla polizia. Sicuramente si è trattato di una bravata, come abbiamo scritto sul post dopo il furto, una cavolata che si fa da ragazzi ma che rischiava di pagarla caramente... Il senso del nostro post, al di là di capire per pura curiosità cosa se ne fa uno di tre e non di quattro cuscini che si è portato via, era quello di farlo riflettere su un gesto che con una denuncia gli sarebbe costato caro e che a noi ha dato parecchio fastidio. Perché l'incursione notturna nella veranda (durata oltre un'ora e mezza e durante la quale il ladro ha mangiato, fumato e telefonato) è un ulteriore elemento di degrado che sta vivendo Rovereto. Come altre attività della zona, anche noi in dicembre siamo stati oggetto di vandalismi e danneggiamenti ad una finestra e ad una telecamera distrutta dallo zaino lanciato contro dal ladro».
Ma visto che il ragazzo è riconoscibile, sarebbe stato facile per le forze dell'ordine individuarlo... «Sì, il punto è proprio questo. Il rischio di dover pagare una bravata a caro prezzo con la fedina penale sporca e con tutto ciò ne consegue per il resto della vita, ci ha indotto a soprassedere nella speranza che abbia visto il post e riflettuto su quello che ha fatto» è l'auspicio di Daniel.
L'accusa di buonismo è fin troppo facile e scontata... «Sì lo sappiamo. Ma nello stesso momento siamo consapevoli che denunciare per il furto di tre cuscini avrebbe equivalso ad infierire su un ragazzo giovanissimo...».
Ma se tutti lasciano correre come voi, vuol dire che tutto è concesso e tutti rimangono impuniti... «Sono consapevole che possiamo esporci a queste critiche soprattutto in una condizione, come quella attuale di Rovereto, con un preoccupante degrado. Quando nel 2015 con Arianna abbiamo aperto si stava benissimo, mentre ora è innegabile che la realtà è mutata in peggio. Ma io - conclude Daniel - resto dell'idea che la nostra scelta di non denunciare quel ragazzo possa aiutare lui, come tanti altri suoi coetanei ad una riflessione, ad un ragionamento sui comportamenti sbagliati e sulle stupidate che si fanno da giovani e da giovanissimi. Per episodi come quello capitato a me più che di condanne in tribunale, servono castighi "esemplari" come potrebbero essere i lavori socialmente utili, la pulizia dei giardini piuttosto che l'impegno al fianco di persone in difficoltà. Forse questa sarebbe la vera lezione di vita...».