Schützen è Kyenge d'accordo «Sì alla cittadinanza»
Gli Schützen sposano le richieste e le posizioni del neoministro all'Integrazione Cècile Kyenge. Detta così potrebbe apparire una frase quantomeno strana: gli esponenti di un movimento «antico» e conservatore che appoggiano richieste così progressiste? Ebbene sì: a confermarlo e ad alzare la voce in tal senso è Paolo Primon, che parla a nome della Compagnia Schützen di Trento, ma «probabilmente anche a nome di tantissimi altri cappelli piumati»
Gli Schützen sposano le richieste e le posizioni del neoministro all'Integrazione Cècile Kyenge. Detta così potrebbe apparire una frase quantomeno strana: gli esponenti di un movimento «antico» e conservatore che appoggiano richieste così progressiste? Ebbene sì: a confermarlo e ad alzare la voce in tal senso è Paolo Primon, che parla a nome della Compagnia Schützen di Trento, ma «probabilmente anche a nome di tantissimi altri cappelli piumati. Ricordo che noi siamo un gruppo autonomo, che non fa parte della Federazione, ma credo che su questo tema potremmo essere tutti d'accordo». Cittadinanza e diritto di voto sono argomenti di grande attualità e Primon è categorico: «Sento tantissima demagogia, i partiti pensano che la gente sia ignorante e non capisca. Siamo tutti cittadini del mondo e quindi la richiesta del ministro Kyenge è talmente condivisibile che appare quasi ridicolo che in un Paese come l'Italia non ci sia ancora la cittadinanza per i bambini che nascono qui».
Ius soli sì, quindi.
«Ius soli ovviamente e assolutamente sì. E con la cittadinanza ci deve essere anche il diritto di voto. Ci sono migliaia di stranieri che vivono in Italia, pagano regolarmente le tasse e non possono decidere chi debba amministrare i loro soldi: assurdo. Queste persone devono poter votare, devono poter eleggere chi vogliono. È ridicolo che possano recarsi alle urne e decidere anche per me persone che vivono e pagano le tasse all'estero: questo è un giochetto sporco creato dalla politica».
Ma quindi anche i trentini all'estero non dovrebbero poter votare il 27 ottobre prossimo alle provinciali?
«Che senso ha che una persona che vive in Brasile o in Argentina da sempre scelga chi deve gestire il denaro incassato con le tasse dei cittadini trentini? Che siano di origine trentina o meno, se pagano le tasse e vivono all'estero che votino in Brasile o in Cile o dove risiedono. Sono favorevole alla doppia cittadinanza, ma una volta fatta la scelta si vota nel Paese dove si vive e dove si lavora».
Le piace Cècile Kyenge?
«Da un certo punto di vista mi sembra ridicolo che la politica giochi con il colore della pelle e con le questioni di genere dando un ministero a una donna nera. A me che la Kyenge sia nera, sia nata in Congo o sia una donna non interessa, non vuol dire niente. Dico solo che sulle questioni di cittadinanza ha perfettamente ragione».
Ovviamente stiamo parlando di immigrati regolari?
«Certo. In Italia esistono delle regole, ma ovviamente non vengono rispettate. I primi a esigere severità nei confronti dei clandestini sono gli stessi immigrati, quelli regolari, che sono spesso vittime del tipico modo italiano del fare di tutta l'erba un fascio: le persone regolari devono avere gli stessi diritti degli italiani, cittadinanza e possibilità di votare comprese».
La politica ascolterà questa richiesta?
«Deve farlo. Per fortuna c'è internet, che è un mezzo straordinario per diffondere le idee e per far rendere conto ai politici di come i cittadini la pensino su tanti argomenti. Spero che vinca il buon senso: stiamo perdendo tempo a discutere di un problema risolvibile in cinque minuti, ovvio e banale come quello dello ius soli, quando dovremmo concentrarci sul lavoro e sull'economia».