Costi della politica, ne parlano solo i 5 Stelle
La questione dei costi della politica è stato spesso all'ordine del giorno nel corso della legislatura uscente, con il risultato di una contrazione della spesa legata per il «Palazzo». Riduzioni che, evidentemente, sono considerate un risultato soddisfacente da gran parte delle coalizioni oggi in campo, considerato che il tema finora è rimasto un po' sotto traccia, salvo eccezioni. Fra queste ultime c'è il movimento Cinque stelle del candidato presidente Filippo Degasperi
La questione dei costi della politica è stato spesso all'ordine del giorno nel corso della legislatura uscente, con il risultato di una contrazione della spesa legata per il «Palazzo». Riduzioni che, evidentemente, sono considerate un risultato soddisfacente da gran parte delle coalizioni oggi in campo, considerato che il tema finora è rimasto un po' sotto traccia, salvo eccezioni, naturalmente.
Fra queste ultime c'è il movimento Cinque stelle del candidato presidente Filippo Degasperi: «I nostri consiglieri si dimezzeranno l'indennità lorda da 10.500 euro a 5 mila e rinunceranno ai 65 mila del Tfr. Il denaro così risparmiato sarà destinato a un fondo per sostenere le piccole imprese locali in difficoltà. Per i rimborsi delle spese legate all'attività politica, serviranno rendicontazioni trasparenti e verificabili dai cittadini. Rinunceremo anche ai rimborsi elettorali, con un risparmio per il contribuente trentino di altri 200 mila euro».
Il centrosinistra autonomista, per parte sua, pone l'accento su quanto si è già fatto: «Con le nuove norme - commenta Ugo Rossi - abbiamo attuato notevoli sforbiciate e ora il Trentino è primatista a livello nazionale, anche al confronto con Regioni a statuto ordinario che hanno minori competenze da gestire. Oltre alle riduzioni significative del trattamento economico dei consiglieri e dei gruppi, sono stati abbattuti di oltre il 50% costi di natura discrezionale, come le spese per convegni, pubblicazioni eccetera. Anche l'apparato burocratico è stato oggetto di interventi che producono risparmi: cala il numero dei dirigenti generali e anche nelle società partecipate il dimagrimento è evidente. Insomma, abbiamo fatto un bel lavoro di cesoia e ora vedremo che cosa resta da limare. Personalmente credo, per esempio, che si debba rinunciare a certi benefit: io la tessera per viaggiare gratis in A22 non l'ho ritirata».
Sull'obbligo di «rendicontazione puntuale» per i bilanci dei gruppi consiliari insiste Luca Zeni ,che precisa: «Le norme nazionali non sono chiare in proposito, ma il mio partito, il Pd, lo fa già». Anche Bruno Dorigatti , presidente del consiglio e candidato Pd, esprime soddisfazione, perché «il Trentino ha riformato le varie voci di spesa superando gli obiettivi codificati dal governo Monti e ponendosi all'avanguardia a livello nazionale».
Diego Mosna , candidato sostenuto da varie liste civiche (come Progetto trentino), sostiene che si può ancora ridurre un po' la spesa e ricorda che, se diventerà presidente, «l'emolumento del capo della giunta sarà parificato a quello di un normale consigliere». Inoltre, Mosna spiega che a tutti i consiglieri della coalizione sarà chiesto uno sforzo ulteriore per contenere le uscite. Sul fronte della macchina amministrativa, il patron della Diatec è cauto: «Il metodo dev'essere la meritocrazia: dunque, non tagli a prescindere, ma riqualificazione della spesa. Se, per esempio, un dirigente riesce a produrre risparmi garantendo la qualità dei servizi, rappresenta una risorsa fondamentale cui, a fronte di quei risultati, si può al contrario anche riconoscere un premio. Insomma, bisogna essere pragmatici, cercando di individuare i costi inutili: meglio valorizzare le capacità interne che dispensare consulenze d'oro all'esterno».
Anche Franca Penasa di Forza trentino (candidato presidente Giacomo Bezzi ) sottolinea che con gli ultimi provvedimenti, «la politica trentina, pur chiamata al doppio impegno provinciale e regionale, si è posta in cima alla classifica nazionale della sobrietà. Il nuovo assetto, fra l'altro, ha messo a rischio i posti di lavoro di molti collaboratori dei gruppi consiliari». Adesso, aggiunge, «sarebbe ora di parlare di questioni come i due milioni 800 mila euro del capitolo "promozione e comunicazione" gestito dalla giunta, per non dire delle società partecipate e delle assunzioni senza concorso o ancora del numero incredibile di dirigenti provinciali: sono addirittura 147, un record». Un ambito parallelo dei costi istituzionali viene evocato da Maurizio Fugatti , candidato presidente della Lega Nord: «Bisogna cancellare le Comunità di valle». Una posizione condivisa da tutte le coalizioni, salvo l'Associazione Fassa della candidata Alessandra Cloch e, ovviamente, il centrosinistra che le ha istituite e difese.