L'intervista a Mellarini
Traspare soddisfazione dalla voce di Tiziano Mellarini (Upt), che dopo due legislature al turismo e all'agricoltura, si conferma come assessore passando a cultura, cooperazione, sport e protezione civile. «Forse - confida - la delega più inaspettata è quella alla cultura di cui non si era parlato in questi giorni. Voglio ringraziare il presidente Ugo Rossi della fiducia che mi riserva affidandomi settori che incontrano il mio interesse e nei quali credo di poter dare un contributo positivo»I tuoi commenti
TRENTO - Traspare soddisfazione dalla voce di Tiziano Mellarini (Upt), che dopo due legislature al turismo e all'agricoltura, si conferma come assessore passando a cultura, cooperazione, sport e protezione civile. «Forse - confida - la delega più inaspettata è quella alla cultura di cui non si era parlato in questi giorni. Voglio ringraziare il presidente Ugo Rossi della fiducia che mi riserva affidandomi settori che incontrano il mio interesse e nei quali credo di poter dare un contributo positivo».
Come si connoterà la cultura targata Mellarini?
«Va premesso che quella della giunta deve essere un'azione collegiale, come sottolinea il presidente trovandomi pienamente concorde. Dopo di che, oggi è prematuro entrare nello specifico delle scelte o delle strategie. Ma tengo a sottolineare che in questi anni, in veste di assessore, ho potuto verificare direttamente quanto sia alto il valore della cultura per la promozione sociale ed economica del territorio. Si tratta di un comparto importante non solo per gli aspetti attinenti alla sfera educativa, alla storia o all'identità trentina: stiamo parlando di uno straordinario fattore economico che può avere grandi ricadute nel tessuto sociale. Se guardiamo alla crescita straordinaria registrata dalla città di Trento, ma anche da Rovereto, ci rendiamo conto del peso di questo settore, anche in termini economici. Ora starà a noi accrescerlo ulteriormente adottando politiche innovative per facilitare anche la nascita di nuovi sbocchi occupazionali per i nostri ragazzi, ma anche di spazi adeguati all'espressione della creatività e del talento. In questa prospettiva è significativo il ruolo che può giocare il mondo della cooperazione, specie per avvicinare i giovani alla cultura».
Uno dei nodi persistenti è lo sviluppo del distretto culturale Trento-Rovereto, con il Mart, il Muse, il Castello...
«Abbiamo lanciato la card "Trentorovereto città di culture", che ha dato buoni risultati. Certo adesso bisogna allargare la nostra visione, collegarsi con altri territori a noi vicini: mettere in rete l'offerta è uno snodo essenziale per consolidarci e crescere ancora. Ecco, dunque, le iniziative per estendere il distretto verso sud (dialoghiamo con la fondazione Arena di Verona) e in direzione nord, specie a Bolzano e Innsbruck. Dobbiamo aprire sempre di più i nostri orizzonti culturali sapendo che hanno anche una forte valenza economica, che sono un enorme volano d'impresa».
Come valuta la situazione del Mart e le prospettive per il Museo roveretano?
«Anche in questo caso è presto per esprimere giudizi. Avvierò subito un'analisi con gli esperti per mettere a fuoco la questione, senza dimenticare che accanto al Mart ci sono altre istituzioni come il nuovo Muse, il Castello del Buonconsiglio, il Museo degli usi e costumi della gente trentina a San Michele eccetera. Un'altra sfida, poi, sarà l'anno prossimo il centenario della Grande Guerra: il lavoro di certo non mancherà».
Al suo predecessore, Franco Panizza (Patt), ora senatore, molti hanno rimproverato un'attenzione esagerata nei riguardi solo di alcuni aspetti della storia e della cultura trentina: quelli rivolti al legame con l'area tirolese. Lei da questo punto di vista prevede un cambio di passo, un segno di discontinuità?
«Non intendo assolutamente esprimere valutazioni sull'operato del collega Panizza. Mi limito a osservare che se è importante guardare al passato, lo è quantomeno altrettanto occuparsi del presente e del futuro».
Panizza caldeggiava il progetto di un museo dell'autonomia a palazzo delle Albere: lei che cosa ne pensa?
«Ora non entro nel merito, faremo valutazioni approfondite e poi prenderemo decisioni in un'ottica di collegialità. Nella nostra azione serviranno la capacità di fare gioco di squadra e anche di coinvolgere nelle scelte principali l'intero consiglio provinciale, maggioranza e opposizione».
L'impegno istituzionale nella cultura ha un legame con i temi della promozione e del turismo: quanto le mancherà il suo vecchio assessorato?
«Ci ho lavorato dieci anni e sono stato gratificato da risultati positivi: oggi l'immagine del Trentino viaggia a livello mondiale, l'imprenditoria e con lei i territori sono cresciuti notevolmente. Va da sé che anche nel mio nuovo ruolo affronterò tematiche affini e sarò chiamato a una collaborazione stretta con il collega Michele Dallapiccola, assessore al turismo. Entrambi dovremo dare un contributo di peso, in una logica di condivisione, per far crescere il Trentino».
Che cosa prevede in ambito sportivo?
«Non voglio essere un assessore che si occupa solo di grandi eventi: intendo valorizzare anche il ruolo sociale ed educativo dello sport. Voglio impegnarmi molto per i giovani, per spingerli sempre di più a utilizzare la palestra a cielo aperto rappresentata dal nostro splendido territorio. Sappiamo che investire nello sport giovanile è una scelta strategica, sia in termini educativi sia nella sfera della prevenzione. Perciò, per favorire questi percorsi, mi metterò in contatto con tutte le federazioni, che peraltro svolgono già un lavoro prezioso a favore delle famiglie e dei giovani. Per quanto riguarda le infrastrutture sportive, io sono per scelte di tipo qualitativo, non per gli impianti a macchia di leopardo ma per una collocazione ragionata e rispondente alle esigenze reali dei territori».
Protezione civile e cooperazione che cosa devono aspettarsi da Mellarini?
«Per me è un orgoglio occuparmi della nostra protezione civile, un'eccellenza nazionale cui va riservata massima attenzione, anche dal punto di vista del sostegno finanziario.
Per quanto riguarda il sistema cooperativistico, è quasi superfluo sottolineare che è un elemento costitutivo della nostra realtà. L'auspicio è che in futuro sia sempre più motore dello sviluppo del Trentino».