Immigrazione, meno reati Dal 2008 ad oggi -50%
Statistica contro demagogia. Ovvero, il numero di detenuti per reati sull'immigrazione negli ultimi sei anni è diminuito di più del 50% e i detenuti per gli stessi reati nelle nostre prigioni non rappresentano nemmeno l'1%. A dirlo, dopo aver confrontato i dati ufficiali del ministero della Giustizia sui detenuti con quelli del ministero dell'Interno sui provvedimenti amministrativi è la Fondazione Leone Moressa I tuoi commenti
TRENTO - Statistica contro demagogia. Ovvero, il numero di detenuti per reati sull'immigrazione negli ultimi sei anni è diminuito di più del 50% e i detenuti per gli stessi reati nelle nostre prigioni non rappresentano nemmeno l'1%. A dirlo, dopo aver confrontato i dati ufficiali del ministero della Giustizia sui detenuti con quelli del ministero dell'Interno sui provvedimenti amministrativi è la Fondazione Leone Moressa.
L'abrogazione del reato di clandestinità non rappresenterà di sicuro uno «svuota carceri»: nel 2013 meno dell'1% dei detenuti in Italia è in carcere per reati legati alla legge sull'immigrazione, la cosiddetta Bossi-Fini. E negli ultimi sei anni si è registrata una forte diminuzione di tutti i valori relativi all'applicazione del reato di clandestinità: numero di detenuti, espulsioni per via giudiziaria e provvedimenti amministrativi.
Negli ultimi sei anni il numero di reati «immigratori» è calato del 50,2% i detenuti a ragione degli stessi sono passati da 2.357 nel 2008 a 1.174 nel 2013. La diminuzione è dovuta, in parte, alla trasformazione nel 2011 di alcune pene da incarcerazione a pecuniarie, che hanno portato il reato di clandestinità ad essere punito solo con un'ammenda (da 5.000 a 10.000 euro). Appena lo 0,9% del totale dei detenuti in Italia è in carcere per questo tipo di reato e considerando i soli stranieri la quota arriva al 2,8%. Nessuno svuotamento delle prigioni quindi. Quasi azzerate le espulsioni decise dal giudice. Per quanto riguarda i numeri relativi al monitoraggio dell'applicazione della legge Bossi-Fini , si osserva una drastica riduzione del numero di persone coinvolte nei provvedimenti giudiziari (e di conseguenza di quelle condannate ed espulse), cominciata nel 2011 e che si è fatta più sostanziosa l'anno successivo.
Il calo è dovuto alla sentenza della Corte Europea dell'aprile del 2011, che ha reso inapplicabile la pena della reclusione relativa ai procedimenti in corso (la maggioranza dei procedimenti iscritti), giudicandola troppo aspra e contraria a quanto stabilito dalla direttiva comunitaria sui rimpatri del 2008. I giudici quindi hanno provveduto, per i procedimenti in corso a limitare le condanne. Con il decreto legge 89 del 2011 la pena è stata trasformata in una multa e da ciò, nel 2012 le espulsioni per via giudiziaria sono state solamente 112 (-98,3% rispetto al 2008) e questo tipo di provvedimento ha coinvolto complessivamente (tra assolti e condannati) meno di un migliaio di cittadini stranieri.
Dimezzato il numero di persone coinvolte in provvedimenti amministrativi.
L'espulsione amministrativa per motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato, ha fatto registrare dal 2008 al 2012 una forte riduzione nel numero di persone coinvolte (-49,2%). Nonostante l'aumento dei respingimenti alla frontiera (+6,4%), le persone allontanate dall'Italia sono complessivamente diminuite (-23,3%). Il rapporto tra allontanamenti e persone coinvolte è di circa 1 ogni 2, più alto rispetto al dato del 2008 (1 ogni 3).
Quindi, secondo la Fondazione Leone Moressa, «la normativa sull'immigrazione ha perso gran parte della propria efficacia. In tale situazione, appare opportuno l'intervento legislativo avviato in Senato volto a modificare le legge vigente, trasformando in illecito amministrativo il reato di ingresso illegale».