La prof: «Basta insulti e basta con le menzogne»
«Ritengo siano dichiarazioni false e fatte da una persona che non ha più argomentazioni». Così l'insegnante interessata parla di come la madre superiora dell'Istituto Sacro Cuore di Trento ha spiegato che i discorsi sull'orientamento sessuale della professoressa erano dettati da lamentale giunte da genitori, alunni e colleghi. L'insegnante spiega anche di non avere mai parlato di questioni di crescita o affettive, come invece aveva sostenuto la madre superioraParla la prof (Video di Trentino Tv)I vostri commentiL'intervista all'insegnanteLa superiora del Sacro CuoreIl caso diventa nazionaleGubert: «Giusto allontanarla»L'Arcigay: nessuno si lamentò Bressan: «Non discriminare» Bertoldi (FI): «Cerchi lavoro? Dichiarati gay»Rossi sente il ministro
«Ritengo siano dichiarazioni false e fatte da una persona che non ha più argomentazioni». Così l'insegnante interessata parla di come la madre superiora dell'Istituto Sacro Cuore di Trento ha spiegato che i discorsi sull'orientamento sessuale della professoressa erano dettati da lamentale giunte da genitori, alunni e colleghi.
L'insegnante spiega anche di non avere mai parlato di questioni di crescita o affettive, come invece aveva sostenuto la madre superiora. «Non l'ho mai fatto - ha spiegato la professoressa a Radio Anch'io- perché non è pertinente alla
disciplina che io insegno. In ogni caso in ogni scuola c'è un referente per l'educazione affettiva, che chiama degli esperti a parlare con gli alunni. E quando questi esperti arrivano gli insegnanti escono dall'aula».
Parla la prof (Video di Trentino Tv)
«È vero anche - ha ribadito l'insegnante - che la madre superiora mi ha suggerito di farmi curare, nella misura in cui mi ha detto che sarebbero passati sopra la mia omosessualità, se io fossi stata disposta a risolvere il problema».
«Non ho mai neanche pensato di fare proselitismo omosessuale. Mi sono sempre rivolta alla Direzione per le decisioni da prendere», ha aggiunto la professoressa. Ha portato a questo proposito l'esempio del progetto Educare alla diversità a scuola. «La preside chiese a me e a un altro collega di prendere visione della documentazione e di riferirle - spiega - e le dissi che ritenevo quegli opuscoli anche ben fatti ma che potessero entrare in conflitto con quanto insegnato dalla scuola, quindi che rimettevo a lei la mia decisione. Questo perché io sono una dipendente - ha sottolineato - e rispondo a un datore di lavoro. Ma se devo rispondere a qualcuno è innanzitutto allo Stato, quindi se mi venisse chiesto di usare ad esempio termini da turpiloquio, come "invertiti" per gli omosessuali, non lo farei».
Sentita da questo giornale, la docente spiega però di essere molto delusa dal comportamento dei vertici della scuola. «Sono stanca di essere insultata e non voglio passare sopra il fatto che mi hanno diffamato e gettando fango addosso anche su altri colleghi facendo passare l'idea che anche gli studenti, che non possono difendersi, si siano lamentati. Mi sembra un fatto di una gravità senza precedenti, in particolare perché provengono da persone che lavorano in ambito educativo» spiega l'insegnante che alla domanda se farà ricorso in tribunale per veder riconosciuti i diritti alla non discriminazione, spiega di «non escluderlo».
In questo caso si tratta, aggiunge di «una battaglia per vedere i miei diritti rispettati e per poter guardare in faccia i miei studenti. Mi chiedo come riescono a dormire la notte e a guardarsi allo specchio loro, in particolare dopo l'impegno che ho dimostrato in questi anni a scuola». L'insegnante chiarisce poi di voler combattere «tutte le discriminazioni» non solo quelle sull'inclinazione sessuale, ma «anche quelle per cui ci sono donne che al lavoro firmano dimissioni in bianco. Tutto questo deve finire». L'insegnante trova però anche aspetti positivi: «Sono positivamente colpita dalla reazione di solidarietà arrivata non solo alla cerchia dei colleghi che mi sono vicini, ma anche dal mondo della società e della politica».
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