Lega trentina spaccata, Divina sfiducia Fugatti
Fugatti e Divina. I due uomini che assieme hanno fatto la storia recente della Lega Nord Trentino si ritrovano uno contro l'altro. In palio c'è la guida del Carroccio. Nell'ottobre del 2005 Sergio Divina, all'epoca consigliere provinciale e commissario straordinario della Lega Nord Trentino, scelse e lanciò come segretario del partito Maurizio Fugatti, un giovane che si era fatto largo nel movimento e che era stato per un periodo il suo portaborse. Nell'ottobre del 2014 Divina, oggi senatore, vuole riprendere in mano in prima persona i destini del Carroccio e si candida alla segreteria proprio contro Fugatti, la sua «creatura»
Fugatti e Divina. I due uomini che assieme hanno fatto la storia recente della Lega Nord Trentino si ritrovano uno contro l'altro. In palio c'è la guida del Carroccio.
Nell'ottobre del 2005 Sergio Divina, all'epoca consigliere provinciale e commissario straordinario della Lega Nord Trentino, scelse e lanciò come segretario del partito Maurizio Fugatti, un giovane che si era fatto largo nel movimento e che era stato per un periodo il suo portaborse. Nell'ottobre del 2014 Divina, oggi senatore, vuole riprendere in mano in prima persona i destini del Carroccio e si candida alla segreteria proprio contro Fugatti, la sua «creatura».
La resa dei conti è fissata per domenica prossima, a partire dalle 9 del mattino all'Hotel Adige di Mattarello. Sarà uno scontro vero, in puro stile leghista, dove chi vince non fa prigionieri e chi perde rischia di cadere in disgrazia, tagliato fuori. Uno scontro che ha tanto di personale e poco di politico. Entrambi i contendenti si riconoscono infatti in pieno con la linea del segretario Marco Salvini e nella nuova Lega Nord. Ed è lo stesso sfidante, Divina, a confermare di non aver nulla da ridire sulla linea politica sotto la gestione Fugatti. «C'è solo la necessità di ridare entusiasmo alle sezioni e di trovare una nuova figura per ripartire compatti» assicura il senatore. Che si propone come segretario-commissario per assumere il ruolo del grimaldello necessario per forzare la porta del cambiamento. «Sarò un segretario a termine - spiega Divina - con il compito di rilanciare il movimento affidandolo a una nuova classe dirigente. Che c'è già oggi ma che non avrebbe la forza di scendere in campo contro il segretario uscente e la sua esperienza. Nel giro di un anno penso che possa emergere la figura giusta». A quel punto Divina si farà formalmente da parte. Salvo mantenere il ruolo di padre nobile del partito che ha contribuito a fondare e che di fatto tiene in mano da vent'anni.
Che l'asse con l'ex allievo si fosse incrinata lo si era capito lo scorso anno, all'indomani delle elezioni provinciali dalle quali il Carroccio era uscito con le ossa rotte, ridimensionato da cinque a due eletti. Nell'occasione Divina se ne uscì con dure critiche alla gestione Fugatti ma poi la resa dei conti era stata congelata. Ora, con il congresso che finalmente si celebra dopo i rinvii causati dalle elezioni europee, è giunta l'ora del redde rationem.
Fugatti da parte sua rifiuta l'immagine di un partito imbalsamato, incapace di ritrovare l'entusiasmo del passato nonostante la spinta del nuovo segretario federale Salvini. «Dopo quello che ha passato la Lega negli ultimi anni siamo in buona salute - assicura - pronti a tornare ai livelli che avevamo raggiunto». E incurante dell'autorevole tentativo di spodestarlo ragiona sulle possibili alleanze alle elezioni amministrative dell'anno prossimo.
Difficile dire da che parte stia la base degli iscritti. Tra i big del partito sicuramente distante dal segretario è l'altro consigliere provinciale, Claudio Civettini. Con Divina si schierano anche il segretario organizzativo Vittorio Bridi e la segretaria amministrativa Mara Dalzocchio. Rimane fedele a Fugatti invece il presidente Alessandro Savoi, amareggiato per quello che considera un tradimento. E anche Enzo Erminio Boso si è detto sorpreso per questo scontro al vertice. Uno scontro che nel nome dell'unità e del rinnovamento rischia di creare una frattura profonda nel partito.