Troppi alberi abbattuti in città La protesta corre su Facebook
Prima è toccato agli alberi di via Zanella: tanti, belli, folti, fin troppo. Sono stati tagliati senza pietà perché «cresciuti troppo» e oggi la laterale di corso Rosmini è un deserto. Certo, si provvederà a piantare altri alberi, che fra qualche anno cresceranno. Ma intanto su Facebook si sono scatenate le proteste dei cittadini.
Subito dopo altri due tagli «totali»: in via Brigata Acqui lungo il muro dell’ex carcere, per far passare la nuova pista ciclabile. E in via Piave per la realizzazione del nuovo marciapiede. Se poi andiamo indietro di un solo anno, i tagli di alberi del verde pubblico di Trento sono tanti. Anzi tantissimi.
Un abbozzo di «catalogazione» lo stanno svolgendo in questi giorni gli internauti della pagina Facebook «Paesaggi trentini», dove Alessandro Ghezzer e Nicola Tretter hanno iniziato un lavoro certosino: grazie alle fotografie della applicazione «Google Street View», stanno ricostruendo il «prima» e «dopo» di intere vie della città. E il raffronto è davvero impietoso.
Basta affacciarsi su Largo Medaglie d’Oro, ad esempio, e guardare l’ospedale Santa Chiara: i grandi alberi che facevano ombra sono spariti, sostituiti da alberelli stentati e giallastri. «Davanti all’ospedale, sotto quelle fronde, c’erano anche due panchine ben ombreggiate. Adesso chi aspetta davanti ai cancelli lo fa al sole, e per le persone anziane è un problema» commenta un utente.
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Ecco le immagini della rotonda di Largo Prati: nell’ampia aiuola circolare c’erano due maestose piante. Tagliate senza pietà. Il Comune ha spiegato che è stato un intervento dovuto a ragioni di sicurezza, ma su Facebook ci credono in pochi: «Erano alberi sani, lontani dall’asfalto, adesso tutto l’incrocio è brullo, pieno di smog».
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Impietosa la vista di via Piave all’altezza del nuovo stabile ex Sordomuti: qui c’erano piante su tutti e due i lati. Adesso da un lato non c’è più verde e dall’altra è sorto il «casermone» che porta via anche il sole. Sarà comodo, ma certo non è arioso.
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Infine via San Pio X, dove un’intera fila di platani è stata abbattuta e oggi la «nave», lo stabile Itea abbandonato e poi occupato dagli anarchici per essere sgomberato a forza dalla Celere, è di nuovo una cattedrale nel deserto. Peccato che dopo lo sgombero il Comune aveva promesso l’abbattimento immediato. Sono passati mesi.
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Strage di alberi? Su Facebook c’è il monitoraggio in corso, ma qualcuno già ci vede un complotto: «Abbattono tutto, hanno mano libera, nessuno li ferma e sono impuniti». Forse è un po’ esagerato. Ma certo, la «condivisione delle scelte» con la popolazione non c’è stata. La motosega prima di tutto.