Addio a Melchionna un cantore della vita
Tetraplegico a 22 anni dopo un incidente stradale, fondò la coop La Ruota e l'associazione Prodigio
«Un uomo che amava la vita oltre ogni limite». Don Lino Zatelli, parroco della chiesa di San Carlo Borromeo in Clarina, sintetizza così il carattere di Giuseppe Melchionna, morto a 59 anni dopo una vita tutta dedicata al sociale e ai giovani in particolare. È stato il fondatore della cooperativa sociale La Ruota, prima nel trasporto disabili in Trentino, e poi dell'Associazione Prodigio che ha come missione «sensibilizzare la comunità sulla esigenza di superare le barriere fisiche e psicologiche che le disabilità e le diversità creano».
Melchionna amava il contatto con i giovani a cui, infaticabile, trasmetteva il suo messaggio: «Ragazzi, la vita è preziosa, non buttatela via». E, senza lasciare spazio al vittimismo, raccontava la sua difficile storia di tetraplegico a soli 22 anni: «Eravamo usciti per un addio al celibato. Eravamo in auto in tre», ricordava. Allegria, asfalto bagnato, velocità e boom. L'auto si schiantò contro un palo della luce vicino a Pergine. Per Giuseppe la diagnosi fu frattura della quinta vertebra. Conseguenza: stop dei molti sogni che a 22 anni stava coltivando. Ma non per questo si arrese.
«Nonostante ci siano stati momenti di sconforto - raccontava ai ragazzi - la vita prevale su tutto. All'inizio ho passato otto mesi in rianimazione, un anno all'ospedale di Imola, poi interventi chirurgici in Svizzera e in Italia. È stato un periodo difficile anche il rientro a casa perché c'erano problemi legati alla mia abitazione e soprattutto non c'erano servizi. In ogni caso sono qui. Attraverso i miei bisogni, ad esempio, ho contribuito a creare dei servizi, come nel 1988 quando ho fatto nascere la cooperativa La Ruota. Nel 1999, poi, ho fondato l'associazione Prodigio che tra i suoi obiettivi anche quello di educare i giovani alla sicurezza stradale».
«Giuseppe nella sua disabilità - ricorda don Lino - è sempre stato cantore della vita. Non è mai successo che l'essere diversamente abile incrinasse il suo vivere. Non l'ho mai visto piangersi addosso. E in questo è un esempio per tutti. Quando incontrava il gruppo giovani della parrocchia diceva sempre: "La vita è un prodigio, amatela!"
Poi - prosegue il parroco di San Carlo - mi piace ricordare Giuseppe come una persona di profonda religiosità, ma mai bigotta. Quando poteva veniva sempre alla messa domenicale, non come rito ma per respirare spiritualità. Fino all'ultimo, in ospedale durante la sua malattia, ha cercato Dio».
Giuseppe Melchionna aveva messo a disposizione la sua esperienza anche per la politica. Era stato candidato dell'Upt alle elezioni provinciali del 2013, un'esperienza in cui ancora una volta aveva gettato tutta la sua passione. «Giuseppe aveva una grande capacità di coinvolgere gli altri - ricorda Giorgio Lunelli, ex consigliere provinciale dell'Upt - la sua disabilità non era un limite, ma un ponte per creare relazioni. Aveva accettato di vivere nelle case domotiche dove le nuove tecnologie potevano aiutare a limitare i vincoli fisici della sua disabilità». E in proposito Lunelli ricorda un simpatico incontro: «Era arrivato a Trento il vicepresidente del consiglio Francesco Rutelli e Giuseppe lo guidò nella visita di uno di questi appartamenti domotici spiegando come queste tecnologie aiutino ad essere meno soli e più indipendenti».