Ciminiere, abbattere o valorizzare? Dibattito sull'ex Italcementi
Si accende il dibattito sulle ciminiere gemelle dell'ex Italcementi. Qualcuno li considera un inutile e costoso intralcio alla pianificazione dell'area, altri un vanto per la città in quanto presenza singolare nel panorama dell'edilizia industriale italiana.
L'amministrazione comunale si trova di fronte a un bivio, e a far bene dovrebbe decidere in fretta. Una clausola del contratto stipulato tra Patrimonio del Trentino e la Piedicastello spa, la società della Cooperazione che ha venduto all'immobiliare della Provincia l'area, camini compresi, prevede infatti che l'abbattimento possa avvenire nell'ambito dell'intervento di bonifica in corso, quindi con costi minori (comunque a carico della Patrimonio), a patto che venga comunicato entro il 31 marzo prossimo.
Se la scelta fosse solo economica Patrimonio avrebbe già dato il via libera all'abbattimento. Ma c'è invece di mezzo un vincolo giuridico, imposto dal Piano regolatore che ha stabilito di salvare la memoria del passato industriale dell'area mettendo sotto tutela i due camini. Non si possono abbattere con una semplice Scia; anzi, non si possono proprio abbattere, a meno che il consiglio comunale non decida a maggioranza di modificare il Piano regolatore eliminando il vincolo. Quindi la palla passa a Palazzo Thun, posto che secondo le ricerche storiche effettuate dalla nuova proprietà le due torri fumaiole sono state costruite dopo il 1950, quindi hanno meno dei 70 anni che avrebbero fatto scattare anche l'obbligo di richiedere un parere preventivo alla Soprintendenza per i beni architettonici provinciale (parere che evidentemente era stato a suo tempo positivo per il corpo di fabbrica, realizzato nel 1909).
Dal punto di vista economico i tecnici forniscono stime che non lasciano dubbi sulla convenienza a buttare giù le ciminiere. L'ingegner Franco Decaminada, consulente di Patrimonio, ha calcolato che incerottarle con teli in fibra di carbonio costerebbe 526mila euro l'una, demolirne la parte interna conservando solo l'esterno in calcestruzzo farebbe salire la spesa a 602mila euro l'una. Abbatterle con una pinza idraulica invece costerebbe solo 235mila euro per camino, che scendono a 175mila se si usa l'esplosivo. Ma gli esperti assicurano che i ribassi in caso di abbattimento da parte delle ditte incaricate possono arrivare anche al 50% del costo. Insomma, tra radere al suolo e mantenere e consolidare balla un milione di differenza. Senza contare la necessità di mettere in sicurezza la vicina parete rocciosa per non rischiare che una caduta massi faccia cadere i camini, che con i loro 64 metri di altezza potrebbero fare grossi danni.
Comune e proprietà sono in attesa dei risultati della perizia geologica affidata a Icilio Vigna che potrà fornire ulteriori elementi di valutazione.
Intanto Patrimonio chiederà al Comune di avviare una riflessione. Da cui dipenderanno, o quantomeno dovranno andare di pari passo, anche le scelte progettuali sul resto dell'area perché è chiaro che se si decide di mantenere bisognerà cercare di inserire le ciminiere in un contesto adatto, una zona verde o comunque uno spazio che non ne nasconda la vista.