La proposta: Giardini intitolati a Marco Pannella, polemiche
Intitolare i giardini nei pressi della Direzione della Casa Circondariale di Spini di Gardolo a Marco Pannella. La proposta è della presidente del consiglio comunale di Trento, la verde Lucia Coppola, ed è stata sottoscritta da diversi consiglieri del Pd, da Antonia Romano dell’Altra Trento a Sinistra e da un paio di consiglieri del Movimento 5 Stelle.
Nella proposta di mozione, che verrà discussa nella sessione della prossima settimana, si ricorda la militanza europeista del leader radicale, le sue battaglie per i diritti dei detenuti e il miglioramento delle condizioni di vita nei penitenziari, le iniziative non violente e pacifiste contro lo sterminio per fame e per la moratoria contro la pena di morte. Il documento chiede al sindaco di attivarsi per ottenere dal Ministero dell’Interno la deroga al divieto posto dalla legge all’intitolazione di luoghi pubblici a persone che siano scomparse da meno di dieci anni.
Sull’iniziativa si preannuncia battaglia a Palazzo Thun. Pronto a battersi contro l’approvazione c’è sicuramente Antonio Coradello, della Civica Trentina, secondo cui Pannella «ha contribuito a rendere peggiore l’Italia e ha portato avanti molte battaglie di morte» come quella per l’aborto, la legalizzazione delle droghe e l’eutanasia.
«È stato - scrive in una nota - il sacerdote ultraliberale del nichilismo italiota teso ad americanizzare l’italia sconfitta e colonizzata militarmente e culturalmente, un burattino dei poteri forti mondialisti ha snaturato la tradizione cattolica nazionale del popolo italiano, che viene dalla tradizione greco romana e cristiana che ha 2000 anni di storia. Non è certamente un esempio positivo per la storia del nostro Paese ed è un esempio di morte, altro che la sofferenza dei carcerati.
L’iniziativa di Coppola & C. insomma per Coradello «non è una proposta seria: un carcerato vuole uscire di galera e ricominciare una vita onesta, non vuole le battaglie di morte di Pannella. Lo vedrei buono come patrono del Dolomiti Gay Pride, a cui questa giunta Andreatta ha gia’ dato entusisticamente il patrocinio, ma non per il carcere che e’ un luogo di sofferenza. È stato per mezzo secolo dentro il palazzo, dentro la partitocrazia, facendo finta di stare all’esterno e di combatterla».