Affetto, bandiere e i ricordi per l'addio a Gunther Mair

di Nicola Maschio

«Il calcio è una grande famiglia, una comunità, che accompagnerà e sosterrà i parenti di Mair in questo momento. Ma rappresenta anche un’occasione di crescita per le nuove generazioni, insegnando loro il rispetto e il coraggio». Don Daniele Laghi ha sintetizzato così il ruolo avuto non tanto sul campo ma nella vita dallo storico portiere del Trento, morto a seguito delle punture di alcune vespe.

Una folla silenziosa ha atteso ieri l’inizio del funerale, ben prima delle ore 16, momento previsto per l’ultimo saluto a Gunther Mair al cimitero di Trento.

Tante persone ma poche, pochissime parole: troppo infatti lo sconcerto, l’incredulità e la difficoltà nel trovare il modo giusto di dire addio a chi, segnato da un incredibile destino, è stato strappato all’affetto dei propri cari a 61 anni.

Il caldo sole pomeridiano estivo ha accolto i presenti già dalle ore 15.30, quando ancora la chiesetta del cimitero di Trento non aveva aperto le proprie porte.
In tanti già non trattengono le lacrime prima della funzione, mentre qualcuno, per rendere omaggio allo storico ex numero 1 aquilotto, sventola una bandiera gialloblu. Quella che segue è una cerimonia partecipata e solenne, svolta all’aperto per consentire il mantenimento delle distanze e il rispetto dei protocolli anti-Coronavirus.

Ma per alcuni, le parole del parroco (lontane ed in effetti quasi impercettibili ad una certa distanza) fanno semplicemente da sottofondo: si rincorrono infatti gli aneddoti calcistici, i racconti di spogliatoio, anni passati in cui vittorie e difficoltà si sono succeduti, ma sempre con il sorriso sulle labbra. Una buona parola per tutti, un professionista serio e mai fuori dai ranghi: il calcio trentino piange un grande professionista, ma soprattutto un grande uomo, in campo (con la Salernitana in Coppa Italia) nel giorno dell’esordio al San Paolo di Napoli di Diego Armando Maradona.

A dimostrazione dell’affetto e dell’amore nei suoi confronti da parte di tutti, non solo di chi con lui ha condiviso emozioni sul campo di gioco, anche la presenza di giovani calciatori di Trento e Vipo. Straordinario infatti il rapporto che Mair riusciva ad instaurare anche con i più giovani, come quando nella stagione 1987/88 venne inserito come fuori quota nella squadra trentina del campionato Beretti (allenata da Ettore Pellizzari, attuale presidente della Figc Trento) dove fece da chioccia agli atleti molto più giovani di lui. «Sembra impossibile non vederti più uscire dagli spogliatoi con la tua risata, o osservarti mentre mostravi le tue parate ai ragazzi che allenavi con tanta passione» raccontano i vecchi compagni al termine della cerimonia, ripercorrendo i momenti felici sui campi di gioco. Ma le parole, per Mair, sembrano non bastare mai: un maestro, un eterno numero uno, ribadiscono gli amici, che avrà sempre un posto speciale nel cuore di tutti coloro che lo hanno conosciuto. «Ci siamo resi conto di aver perso quaggiù la persona più cara», scrivono i famigliari, vittime anche loro di un destino che, alle volte, decide di entrare nelle nostre vite senza nemmeno bussare alla porta.

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