Ambiente/ Il contenzioso

Sardagna, torna l’incubo discarica: Sativa ricorre al Tar contro lo stop

Il divieto di conferimento è contenuto nel Piano provinciale, poi la delibera del Comune, ma la concessionaria vuol fare valere il suo diritto di sfruttamento

TRENTO. Sativa al Tar contro il piano dei rifiuti della Provincia che impone la chiusura della discarica di Sardagna. Con il ricorso numero 35 depositato il 12 marzo scorso, la società ha di fatto chiesto di annullare la delibera numero 2925 del 2020 con la quale la giunta provinciale ha approvato il piano dei rifiuti. Piano nel quale per la discarica di Sardagna si prevede di fatto la chiusura.Sono molteplici le ragioni per cui la Provincia, accogliendo la richiesta degli abitanti, ha cancellato la discarica di inerti, ma la motivazione principale è un movimento franoso non compatibile con l'accumulo di inerti. «Il sito - si legge nel capitolo dedicato a Sardagna dal Piano provinciale - si trova in un'area con penalità elevate, per la Carta di sintesi della pericolosità, per la presenza di fenomeni franosi».

Ora da parte di Sativa arriva il ricorso al Tar per provare a riaprire la partita. Partita che, di fatto, con l'approvazione del piano rifiuti è passata nelle mani del Comune di Trento.Che il 10 dicembre scorso ha approvato una delibera che riguarda proprio il futuro della discarica di Sardagna.

La deliberazione del Comune di Trento non dà indicazioni sulla chiusura della discarica di Sardagna, ma su un'alternativa al risanamento geotecnico, da realizzare solo «"dopo aver ultimato la copertura finale multistrato della discarica come previsto dal decreto legislativo 36 del 2003 "Attuazione della direttiva comunitaria relativa alle discariche di rifiuti"» spiega l'assessore all'ambiente della Provincia, Mario Tonina.

Le successive fasi progettuali che prevederanno il "pacchetto" di chiusura della discarica con relativo rimodellamento morfologico, stabiliranno anche la destinazione di utilizzo dell'area. Sulla base di dette previsioni, si potrà valutare l'eventuale alternativa più corretta al risanamento geotecnico dell'area, sottolinea ancora Tonina.La Provincia, intanto, dopo aver preso atto del ricorso presentato dalla società Sativa, ha deciso la scorsa settimana di resistere di fronte ai giudici amministrativi. E fonda la propria convinzione della correttezza della decisione sulla discarica sull'analisi prodotta nel piano rifiuti. Nel documento, infatti, si spiega nel dettaglio la ragione per cui la discarica andrà chiusa. In particolare, per la presenza di rischio di frane per cui «la discarica non può essere localizzata, stante la pericolosità dell'area» spiega la Provincia.Ci sono però anche altre ragioni che avrebbero dovuto sconsigliare la pianificazione di una discarica nell'ex cava di Sardagna.

«La parte occidentale della discarica, costituita da quasi la metà dell'area, rientra inoltre nella fascia di 300 metri dall'area agricola di pregio sita a ovest, imposta quale condizione di non idoneità non derogabile.

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