I timori per l'elettrodotto sulla Marzola, Dal Ri: fondamentali nuovi approfondimenti
L'esponente comunale del Pd plaude al nuovo confronto con la Provincia per verificare se una modifica del progetto sia possibile in tempi ragionevoli, prevedendo l'interramento invece dei tralicci. Intanto in consiglio provinciale approda un Odg di Filippo Degasperi (Onda civica) che chiede di interrare questa linea e anche quella della Valsugana
LA VICENDA L'ettrodotto della Marzola e tante cose che dovreste sapere
VALSUGANA «Tralicci sulle colline di Pergine e Civezzano? Uno sfregio: l'elettrodotto va interrato»
TRENTO. Il consigliere comunale Alessandro Dal Ri (Pd) interviene sulla questione "calda" dell'elettrodotto sulla Marzola sottolineando l'importanza della richiesta di un nuovo confronto con la Provincia, per verificare la possibilità di un'alternativa in tempi ragionevoli all'attuale progetto, contestato da molti, che prevede la realizzazione di una serie di tralicci.
In sostanza, l'esponente democratico rileva una serie di pro e contro dell'attuale progetto, che principalmente ha il pregio di allontanare i cavi dai centri abitati: un'alternativa meno impattante su ambiente e paesaggio sarebbe auspicabile, lascia intendere Dal Ri, a patto che siano garantiti tempi rapidi per questa modifica di un progetto avviato circa 15 nanni fa.
Nel frattempo, approda in consiglio provinciale un ordine del giorno, presentato da Filippo Degasperi (Onda civica) che di fatto chiede alla Provincia di impegnarsi direttamente per l'interramento sia dell'elettrodotto sulla Marzola sia di quello previsto - per rettificare l'attuale tracciato di fondovalle - sulle colline di Pergine e di Civezzano e da qui verso Lavis attraversando il Calisio.
Degasperi sottolinea, fra l'altro, che da quando fu avviato l'iter dei nuovi tracciati aerei sono cambiate molte cose sul fronte delle tecnologie e dei costi dell'interramento delle linee, come dimostrano fra l'altro le esperienze di altri territori alpini anche vicini al Trentino, dove è stato evitato il ricorso ai tralicci, con le varie forme di impatto ambientale che comportano.
Da qui la richiesta di Degasperi affinché la Provincia si impegni per verificare la fattibilità e per contribuire al finanziamento di un intervento diverso, cioè l'interramento delle linee previste.
Per tornaree a Dal Ri, nella sua nota ricorda la presa di posizione del consiglio comunale sull'elettrodotto in Marzola.
"Alla fine - scrive - abbiamo deciso - e votato - di riaprire una interlocuzione con la Provincia per capire quali altre strade siano percorribili rispetto al progetto che è in dirittura di arrivo oggi. Specialmente in tema di interramento.
Senza dubbio è la scelta migliore, quella di approfondire la questione ulteriormente, affrontandola in maniera non ideologica.
Quello che va valutato fino in fondo è l'impatto ambientale. Ma tenendo conto, veramente, della complessità e di tutti gli elementi in campo.
La questione del taglio degli alberi dovuto alla nuova linea è molto meno tragica di come si potrebbe pensare.
Due naturalisti del Museci hanno spiegato, in una serata di approfondimento che organizzata con il Circolo Pd Marzola - Trento, che l'area di "non bosco" che verrebbe a crearsi a causa dell'elettrodotto aereo avrebbe anche risvolti addirittura positivi, perché porterebbe biodiversità in una situazione di forte espansione delle zone boschive in Trentino.
Allora stesso modo i rischi per l'avifauna - gli uccelli - che sono minacciati dai cavi dell'alta tensione, sarebbero contenibili attraverso una serie di accorgimenti in fase di realizzazione.
Rimane forte la componente dell'impatto paesaggistico, che come città di Trento non possiamo mettere in secondo piano.
Dentro ad una valutazione di impatto ambientale, dobbiamo includere però anche altre due fattori, che magari sono meno intuitivi.
Il primo è che questa linea andrà a sostituire altre linee molto vecchie, che hanno sostanzialmente due difetti.
Il primo è che sono obsolete e quindi meno efficienti dal punto di vista energetico - perciò dissipiano più energia nel trasportarla - che si traduce in una maggiore produzione di CO2.
Il secondo è che parte di questi vecchi tracciati passa da centri abitati. E nonostante gli effetti dell'esposizione a campi elettromagnetici sulla salute non siano ancora chiarissimi per la scienza, a nessuno fa piacere abitarci accanto.
Questi due fattori acquisiscono importanza a fronte ad un dato: le tempistiche.
Perché se rigettare l’opera e ripartire con la programmazione significasse aspettare altri quindici anni (l'iter del progetto attuale è partito formalmente nel 2006), quei residenti che vivono in prossimità delle linee elettriche e che hanno organizzato, nei decenni, diverse raccolte firme per chiederne lo spostamento, così come tutta la CO2 in più che andremmo a rilasciare inutilmente in atmosfera, probabilmente non giustificherebbero lo stop.
D’altra parte, se una revisione del progetto potesse seguire un iter più rapido, avrebbe sicuramente senso riprendere in mano la questione: un elettrodotto di quel tipo ha una vita media di quasi un secolo. Il che significa che se ne riparlerebbe dopo il 2100.
Conviene pensarci bene".