Salute / Il caso

In Comune a Trento maggioranza e minoranza concordi: no alle palazzine militari di fianco al Not

Dovrebbero sorgere 79 alloggi nell’area della caserma Pizzolato, ma il Consiglio comunale chiede un «polo» con Università di medicina, Cibio e appartamenti per protonterapia

di Domenico Sartori

TRENTO. Cosa ci azzecchino le palazzine in legno per i militari (complesso da 79 alloggi per 308 posti letto, oltre 15 milioni di costo) a fianco del Not, il nuovo ospedale in zona Ghiaie a Trento Sud, è una domanda che Provincia e Comune di Trento avrebbero dovuto porsi, prima di arrivare, nel giugno 2017 (giunta Rossi in piazza Dante, giunta Andreatta a Palazzo Thun), alla modifica dell'Accordo di programma con il Ministero della difesa. Ma tant'è. Ora che, in modo trasversale, ci si rende conto che collocazione più incoerente con lo sviluppo urbanistico dell'area (cittadella della salute) non ci può essere, si tenta di correre ai ripari.

Le cose sono complicate dal fatto che il Comune ha predisposto, con la variante generale, una modifica ad hoc del Prg e la Provincia, che finanzia l'intervento (60 milioni di euro, compresa la riqualificazione delle caserme Pizzolato), ha attivato il bando di gara per l'affidamento delle progettazione definitiva ed esecutiva, e le offerte sono già arrivate.

Lo schema di azione, ora, è quello che prevede di riaprire, su basi motivate, una trattativa con il governo. E la prima occasione, l'ha ricordato il sindaco Franco Ianeselli in consiglio comunale, l'altra sera, sarà l'incontro con il ministro della difesa, Lorenzo Guerini (del Pd), lunedì prossimo a Trento per l'inaugurazione del Museo nazionale storico degli alpini.

Una trattativa finalizzata a due passaggi: garantire che Provincia e Comune non vengono meno all'impegno di mettere a disposizione alloggi per i militari; convincere che, in tempi rapidi, si potrà trovare un'altra collocazione. Prima, però, è fondamentale fare squadra: in consiglio comunale, innanzi tutto, tra maggioranza e minoranza; e, poi, con il Comune compatto, assieme alla Provincia. Che ha già fatto intendere di non avere, sul piano politico, preclusioni in merito.In consiglio comunale, i primi paletti per una collocazione alternativa sono stati posti.

L'altra sera, si trattava di discutere la mozione di Alessandro Dal Ri (Pd), sottofirmata anche da Renato Tomasi (Azione Unione), che impegna il sindaco e la giunta a «fare regia, come Comune di Trento, del percorso progettuale e promuove, entro tre mesi, una conferenza cittadina per lanciare le basi di un Accordo di programma tra tutte le istituzioni pubbliche e i soggetti qualificati, anche privati, interessati a realizzare il Polo BioMedico del Trentino nella zona in prossimità del previsto Nuovo Ospedale di Trento». Non c'è stato il tempo per approvare la mozione: sarà votata nella prossima seduta. Però è stato presentato un emendamento alla mozione che dà il segno della larga intesa che si sta profilando per chiedere una revisione delle scelte fatte.

L'emendamento è di Trento Unita, redatto dal capogruppo Andrea Merler e firmato dai consiglieri Eleonora Angeli, Piergiorgio Frachetti e Fabrizio Guastamacchia. «Ma è condiviso anche dalla Lega e lo sottoscriverà anche Fratelli d'Italia se sarà garantita la realizzazione degli alloggi militari» chiarisce Merler.L'emendamento del gruppo di minoranza prende atto che sono già giunte le offerte per la progettazione delle palazzine alla stazione appaltante. E riformula il dispositivo di Dal Ri per impegnare sindaco e giunta a «iniziare nel più breve tempo possibile un percorso con la Provincia autonoma di Trento e gli altri soggetti interessati, al fine di valutare la possibilità di modificare l'accordo quadro stipulato con il Ministero della Difesa, onde utilizzare gli spazi attualmente dedicati alla realizzazione degli alloggi per i militari, per la realizzazione di un polo sanitario, che includa l'attuale polo delle professioni, la facoltà di medicina, la scuola di medicina generale, la formazione continua ed enti collegati alla formazione (esempio il Cibio) e spazi anche per residenza a ciò funzionalmente collegati. Nell'ipotesi in cui tale nuovo percorso non fosse perseguibile, valutare, unitamente alla Provincia, se le citate funzioni ovvero parte delle stesse, possano comunque trovare ubicazione negli spazi adiacenti al futuro Not».

Andrea Merler, che di mestiere fa l'avvocato, precisa: «Parliamo di polo sanitario e non polo biomedico, stiamo lavorando per un ospedale orientato al paziente dove si lavora per approcci multidisciplinari, multiprofessionali e interdisciplinari. Lì, accanto al Not, può stare anche un po' di residenza, per studenti, medici e parenti, si pensi ai bambini in protonterapia... Ho avuto interlocuzioni con la giunta provinciale» aggiunge Merler, che è vicepresidente di Patrimonio del Trentino spa «Gli spiragli di azione sono molti stretti. Serve un mandato forte al sindaco, di maggioranza e minoranza unite. Vero che sono arrivate le offerte dei progettisti.

Ma la politica può fare marcia indietro con delle motivazioni adeguate, e la motivazione è realizzare un polo delle professioni sanitarie e della ricerca. Si può fare marcia indietro perché ancora non esistono rapporti contrattuali con terzi. La commissione di valutazione delle offerte non è stata formata, le buste non sono state aperte, quindi non c'è stata aggiudicazione con un successivo contratto. Non ci sono quindi concreti e attuali interessi legittimi di terzi». Lì, in zona, il Comune è proprietario dell'area sportiva "Trentinello". Per trovare una soluzione alternativa per gli alloggi militari, possono essere esperite altre collocazioni. Se Comune e Provincia, almeno su questa partita, procederanno d'intesa.

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