Covid / Il caso

Focolaio all’ambulatorio dei medici di San Martino: positivi sei su otto, ed anche infermiera e segretaria

Tutti i dottori erano vaccinati con due dosi, non si è ammalato chi aveva già fatto la terza dose: «Importante continuare a disinfettarsi le mani e usare la mascherina, la gente ha un po’ abbassato la guardia»

TRENTO. La situazione al poliambulatorio San Martino, dove lunedì scorso erano emersi i primi casi di positività al Covid 19 tra il personale sanitario, resta caratterizzata dall'emergenza, con il numero dei medici contagiati che è salito a sei su otto in carico, oltre ad un'infermiera e un segretario, anche questi positivi.

Intanto, l'unico dei sei dottori attualmente ricoverato nel reparto malattie infettive dell'ospedale Santa Chiara, sta lentamente migliorando.

Il focolaio era venuto alla luce all'inizio della settimana quando, nonostante la vaccinazione, i sintomi erano stati evidenti: da qui l'esigenza di fare i controlli e la "sorpresa" di trovare il virus, un evento purtroppo non raro tra chi è in prima linea nella gestione delle malattie ed è stato vaccinato con la seconda dose ben oltre i sei mesi che le istituzioni indicano come il periodo di copertura ottimale, oltre il quale la presenza di anticorpi è destinata a calare.

Da notare che i medici attualmente negativi sono quelli che erano già ricorsi alla terza dose di vaccino.

Dai primi accertamenti è infatti emerso che il focolaio sarebbe nato dall'improvvido incontrarsi di qualche paziente con un'alta carica virale (l'Azienda sanitaria sta infatti cercando di ricostruire i vari contatti) e la maggior vulnerabilità di personale la cui protezione vaccinale è ormai in calo. A dare una mano nel gestire gli 11mila pazienti che fanno riferimento all'importante centro medico, restano i due dottori negativi, i medici delle unità speciali di continuità assistenziale e una guardia medica.

La dottoressa Camilla Meneghello ha prestato la sua opera sia come turno provvisorio in studio che come reperibilità serale.  «Forse questo episodio - rimarca - mette bene in evidenza quanto sia importante che ognuno faccia la sua parte e provveda a utilizzare in maniera corretta i dpi, dispositivi di protezione individuale. Troppo spesso vedo persone che non si igienizzano le mani, non mantengono la distanza e indossano la mascherina in maniera non corretta. Forse la gente ha abbassato la guardia, cercando di riprendersi con gli interessi quella che considerano la libertà perduta, ma i dati sono chiari, e se non ci diamo tutti una mano, da questa situazione non se ne esce».

E riprende: «Soprattutto in uno studio medico deve valere la massima attenzione: chi entra deve pensare che si tratta di un ambiente molto frequentato, anche da persone fragili, e quindi ancora maggiore è la necessità di usare bene la mascherina ed effettuare le vaccinazioni necessarie a contrastare il virus. Basta poco, ma quel poco va fatto, altrimenti ci rimettiamo tutti». L'esigenza della terza dose per i medici è stata più volte sottolineata: ora è tempo di provvedere.

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