Sinistra italiana: "Una comunità di recupero alle Viote? Ecco perché la proposta di Samaden non va"
Renata Attolini e Jacopo Zannini dell'assemblea provinciale del partito criticano l'ipotesi di realizzare un centro di accoglienza per tossicodipendenti nelle ex caserme sul monte di Trento: "Lassù le persone sarebbero isolate"
TRENTO. Una comunità di recupero per le tossicodipendenze nelle ex caserme delle Viote?
L'idea non piace affatto a Sinistra italiana del Trentino, che in una nota diffusa oggi, 15 aprile, definisce "opportuna e dovuta l’interrogazione del consigliere provinciale di Futura, Paolo Zanella sulla proposta di Federico Samaden di aprire una comunità di recupero per le tossicodipendenze, presso le caserme delle Viote".
Nel comunicato, firmato da Renata Attolini e Jacopo Zannini dell'assemblea provinciale di Sinistra italiana, il partito spiega le sue obiezioni.
"Senza entrare nel merito di un’esperienza controversa - scrive Si - come quella di San Patrignano, l’dea di un riproporre un modello obsoleto di recupero delle dipendenze sulla montagna di Trento ci preoccupa per l’approccio sia alla montagna che ai giovani che sarebbero lì segregati.
1. Trento deve definire il rapporto con il Bondone, il turismo di montagna, le attività produttive e l’orto botanico. Il turismo sostenibile in montagna è una forma di pianificazione che rispetta e preserva nel lungo periodo le risorse naturali, culturali e sociali e contribuisce allo sviluppo economico e alla piena realizzazione delle persone che vivono, lavorano o soggiornano nelle aree protette. Le caserme asburgiche devono essere conservate e ristrutturate per diventare il luogo in cui praticare congiuntamente l’osservazione, l’informazione, la formazione e la pratica scientifica, a qualsiasi livello di studio, per istituzioni e famiglie.
2. Lo si può fare coniugando la valorizzazione ambientale e turistica con l'integrazione sociale di soggetti deboli. Ma lo si può fare solo attraverso processi condivisi tra le amministrazioni e tutta la pluralità di associazioni ed enti del territorio potenzialmente coinvolti. La modalità di lavoro deve essere quella del creare, favorire, sviluppare reti e lavoro cooperativo che privilegino i processi piuttosto che i prodotti, che sappiano rispondere anche a bisogni emergenti e capillari, che diano priorità agli interventi di prevenzione.
3. Ci sembra che il modello di recupero delle dipendenze proposto da Federico Samaden, che isola in montagna chi ha bisogno di riprendere in mano la sua vita di relazione, non risponda al quadro che esce dallo studio continuo in campo sociologico, psicologico e sanitario, sia a livello nazionale che internazionale. Non sono le punizioni e le chiusure che sostengono la motivazione al cambiamento; c’è bisogno di fornire l'opportunità di conoscere e sperimentare dimensioni autentiche che permettano di ridimensionare la rinuncia a un livello sostenibile.
4. Occuparsi di contrasto alla dispersione scolastica, di prevenzione del disagio e di recupero sociale è compito difficile e complesso, ma proprio per questo non può e non deve essere delegato ad una fondazione (la De Marchi) che opera in autonomia piuttosto che in sinergia con l’ente pubblico. Chiediamo che la Provincia si occupi di potenziare le risorse su scuola, welfare e sanità pubblica, per puntare sull’innovazione e sulla sua possibilità di diventare laboratorio di pratiche inclusive", concludono Renata Attolini e Jacopo Zannini.