Condannato in tribunale il “guardiano” dei divieti nel lockdown
Un automobilista e il padre aggrediti per strada con un palo di ferro a pochi passi dal centro cittadino: era successo nel pieno della prima ondata di covid, due anni fa. L'autore dell'aggressione condannato un anno e un mese, oltre a 1.200 euro di sanzione e 5mila euro a favore della parte civile
TRENTO. Con un palo di ferro ha colpito un’auto e aggredito il conducente e il padre ottantenne. Il caos è scoppiato in pieno giorno in una strada chiusa. a pochi passi dal centro cittadino, e fortunatamente le conseguenze non sono state gravi per le persone coinvolte.
Pesante invece la condanna per il responsabile dell’atto: un anno e un mese oltre a 1.200 euro di sanzione e 5mila euro a favore della parte civile. L’episodio è avvenuto due anni fa, in un contesto storico e sociale particolare: erano i primi giorni di aprile del 2020, l’Italia investita dalla prima drammatica ondata di Covid era in pieno lockdown, tra le persone si stavano diffondendo la paura, lo sconforto e la rabbia.
Sulle strade si poteva circolare per motivi di lavoro, per emergenze legate alla salute, per comprovate necessità. Quella mattina un uomo residente in città ha preso l’auto per raggiungere la madre anziana e poi accompagnarla ad una visita. Quando è arrivato nella stradina dove risiedono i genitori non ha fatto neppure in tempo ad accostare l’auto e spegnere il motore: ha visto venirgli incontro uno sconosciuto con in mano un palo di ferro.
Si trattava di un uomo che abita lì vicino, un sessantenne di origine straniera,un soggetto che evidentemente si sentiva il “custode” della strada: dato che erano vietati gli spostamenti causa pandemia, se la sarebbe presa con il nuovo arrivato senza sapere il motivo per cui l’auto era arrivata proprio in quella via.
Con il palo in ferro il sessantenne ha danneggiato lo specchietto e la fiancata sinistra della vettura e poi colpito alla testa e al collo l’uomo che si trovava alla guida. Nel frattempo in strada era sceso il padre dell’automobilista, un uomo di ottant’anni che ha avuto la peggio: quest’ultimo è stato colpito dal sessantenne alla mano e ha dovuto ricorrere al pronto soccorso per la medicazione (una decina di giorni di prognosi). Padre e figlio alla fine sono riusciti a disarmare il sessantenne e, chiamati i carabinieri, hanno presentato denuncia. Il figlio aveva dichiarato che il padre ottantenne non riusciva da tempo a vivere tranquillamente a causa di quel vicino «che continua a minacciare e a urlare alla persone che incontra».
Nei giorni scorsi si è celebrato il processo davanti alla giudice Marta Schiavo. L’imputato è stato condannato; alla parte civile - padre e figlio che si sono affidati all’avvocato Claudio Tasin - andranno 5mila euro. Ma. Vi.