La denuncia dei No Tav: bonificano le rogge inquinate alla Sloi e in tutta l'area un forte odore nauseabondo - VIDEO
Il Comitato terrà un sit-in di protesta sabato alle 17 alla rotonda del Bren Center: «E’ creosoto, sostanza inquinante e pericolosa, forse dovuta alla fretta di eseguire i lavori, che invece andrebbero fatti in area contenuta»
ROGGE La bonfica va a rilento: il sistema funziona a metà i costi a 6,5 milioni
TRENTO. I lavori di bonifica delle rogge di Trento Nord, pesantemente inquinati da oltre 40 anni dagli scarti di lavorazione di Sloi e Carbochimica che venivano sversati nel terreno e nelle fosse, stanno provocando un forte odore, che da giorni si sente in tutta l’area.
Lo afferma un comunicato del Comitato No Tav di Trento che annuncia per domani (sabato 3 settembre) un sit-in di protesta nella zona, alle 17 alla rotonda del Bren Center.
«Se c’è puzza, non turiamoci il naso, perché l’odore che da un paio di settimane si sente nella zona del Magnete, è stato identificato probabilmente come creosoto, sostanza che si può ricavare industrialmente dalla distillazione del catrame di faggio e usata fra l’altro come conservante del legno, ad esempio nelle traversine dei treni.
I movimenti che hanno rimesso in circolo la sostanza sono probabilmente quelli della bonifica del rio Lavisotto, forse all’abbandono, per la fretta di procedere nei lavori da parte della ditta, appaltatrice, delle rigorose procedure previste per far in modo che scavi e rimozione avvengano in ambiente confinato.
Lasciamo all’APPA (Agenzia Provinciale di Protezione dell’Ambiente), alla quale diamo atto peraltro di essersi mossa con solerzia alle segnalazioni, il compito di intervenire e indagare, ma l’episodio non può non sollevare inquietudine in previsione dei previsti cantieri della trincea dove dovrebbero scorrere i nuovi binari della mezza Circonvallazione ferroviaria.
Se è bastato lo scavo di una piccola frazione di quei terreni per liberare miasmi di una sostanza tossica e riconosciuta dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro probabile cancerogeno, cosa succederà se verranno avviati i cantieri previsti che prevedono l’asporto di minimo 48mila metri cubi - sottostima di RFI, ma probabilmente ci avviciniamo ai 100 metri cubi - di terreno inquinato?»
Continua il comunicato: «Nonostante le prescrizioni, del Comune, dell’APPA e del Ministero dell’Ambiente, RFI non ha fornito ancora alcuna indicazione su come quei materiali saranno trattati e sulle misure di sicurezza negli scavi e la parte del progetto che riguarda il passaggio in queste aree altamente inquinate rimane lacunosa. Qui si trovano inquinanti ben più pericolosi del creosoto, tra tutti il piombo tetraetile, volatile a 20 gradi, che ha causato un centinaio di casi di morte diretta tra gli operai della fabbrica che lo produceva, la SLOI, e la fine prematura di molti altri (vedi “Inquinamento e malattie - Uno studio su Trento Nord”, Bollettino Medico Trentino 02/2022).
Il movimento di materiali inquinati, la sua esposizione all’aria aperta, interessa tutta la città, ma in particolare quartieri come il Magnete, Centochiavi, Solteri, tra i più densamente abitati in particolare da giovani famiglie con bambini: non possiamo permettere che queste sostanze vengano rimesse in circolazione, tanto meno per un progetto già carico di criticità e di nessuna utilità.
Per le aree inquinate di Trento Nord dopo 44 anni è accettabile un’unica soluzione: la bonifica integrale, per consegnare alle generazioni future un ambiente risanato e un luogo in cui fare memoria di quanto accaduto. Non è accettabile il pressapochismo, dettato dal non perdere i 930 milioni del PNRR, di un progetto inutile e dannoso su molti fronti. Non è accettabile la “messa in sicurezza”, ovvero il sarcofago di cemento, che permetta di seppellire l’inquinamento e andare avanti allegramente con le speculazioni».
L’appuntamento per la protesta è sabato 3 settembre, alle 17, alla rotonda del Bren Center.