Assistenza / Il medico

Fabio Chesani, quarant'anni di impegno medico per oltre 1.600 pazienti

Va in pensione uno dei medici di famiglia più apprezzati e conosciuti della città. Sui pazienti si dice tranquillo: «Li lascio in buone mani»

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di Patrizia Todesco

TRENTO. Un po' psichiatra, un po' psicologo, un po' ortopedico, ma anche dermatologo, cardiologo e in caso di necessità pure consulente familiare. Il dottor Fabio Chesani da fine dicembre è in pensione.

Ha salutato i suoi oltre 1.600 pazienti e, dopo quarant'anni di servizio come medico di medicina generale, ha deciso che era tempo di dedicarsi anche ad altro. Al suo nipotino, alla sua famiglia, ai suoi hobby. «Avevo bisogno di rallentare un po'», ammette.

Del resto lui per i suoi pazienti non si è mai risparmiato. In ambulatorio fin dalle 7 del mattino, spesso finiva di spedire le ultime risposte alle mail alle 9 di sera. Disponibilità, competenza, capacità di ascolto sono le caratteristiche che hanno reso questo medico di medicina generale uno dei più apprezzati della città.

Dottor Chesani, da quanto è in San Martino a fare il medico di medicina generale?
All'inizio, per 10 anni, ho fatto sostituzioni e guardie mediche e poi, dal 1993, ho cominciato con la medicina generale. All'inizio ero da solo, poi dal 1997 si è formato il gruppo con il dottor Valcanover e il dottor Parisi in via Cesare Abba. Era uno dei primi gruppi in città. Poi, via via, abbiamo attirato vari giovani colleghi e alla fine, in San Martino, siamo arrivati ad essere in otto con un bacino di 12 mila pazienti.

Un gruppo così numeroso è in grado di garantire assistenza per gran parte della giornata.
Quasi per 12 ore e questo grazie anche a quattro segretarie part time che ci supportano molto per quanto riguarda la parte burocratica.

Oggi i medici sono subissati di richieste con tutti i sistemi possibili. Whatsapp, mail, messaggi, telefonate. Come si riesce a gestire tutto?
È vero. Ricordo i primi anni di attività, quando sostituivo dei colleghi: si faceva ambulatorio la mattina e poi al pomeriggio, dopo alcune visite, si era liberi. Questo mi ha permesso di aggiornarmi continuamente. Con i ritmi di oggi non è più possibile. Per questo molti colleghi iniziano ma poi mollano.

Tornasse indietro rifarebbe il medico di medicina generale?
A me è sempre piaciuto e rifarei la scelta. Mi ha dato un sacco di soddisfazioni. In 30 anni solo una decina di pazienti hanno deciso di cambiarmi volontariamente come medico. Sono sempre riuscito ad instaurare un ottimo rapporto con tutti. Il fatto di conoscere tutte le famiglie, di entrare bene o male in tutte le case, è un aspetto che mi è sempre piaciuto. Si instaura un legame particolare.

I suoi genitori erano medici?
Assolutamente no, sono figlio di due insegnanti. I miei erano maestri elementari. Forse questa mia propensione ai rapporti umani arriva dalla tanta attività svolta in parrocchia e nel gruppo scout.

Ed ora che è in pensione smetterà completamente di lavorare come medico?
Ci sto pensando. Fondamentalmente mi piacerebbe continuare in qualche modo ad aiutare i colleghi del gruppo. Cinque di loro sono dottoresse con bimbi piccoli. Quindi potrebbe accadere che abbiano bisogno di una mano. Poi però voglio dedicare del tempo al mio nipotino e stare un po' in famiglia.

E i suoi 1.620 pazienti?
Ho avuto la fortuna che la dottoressa che seguivo come tutor si sia inserita in ambulatorio con una mini convenzione, in quanto sta ancora frequentando la scuola di medicina, e abbia preso 650 pazienti. Altri sono diventati pazienti di una dottoressa Sartori che da poco si è trasferita a Trento sud e altri ancora di un'altra collega che ha aperto un ambulatorio in San Martino. Sono tutte molto brave e quindi sono tranquillo che i miei ex pazienti sono in buone mani. Sto finendo di passare le cartelle cliniche in quanto 30 anni di attività sono tanti dati.

Non le manca il lavoro di medico?
È ancora presto per dirlo. Ancora mi sembra di essere in ferie, me ne accorgerò nei prossimi mesi. Intanto dormo fino alle 8 del mattino e già questo per me è qualcosa di eccezionale.

Quella del medico di medicina generale è una professione che spesso assorbe h24, con pazienti che sono diventati sempre più esigenti, che pretendono di saperne più dei medici, ma che nello stesso tempo sono impauriti e spaventati. Difficile gestirli?
Dopo il Covid la gente si sente più insicura per cui ha bisogno di essere rassicurato su qualsiasi tipo di patologia: dalla macchietta sulla pelle a poche linee di febbre. Potrebbe essere utile in futuro inserire gli infermieri di famiglia negli ambulatori. Noi abbiamo una nostra infermiera che lavora 7 ore al giorno e ha portato via tanto lavoro. Poi il rapporto tra medico e paziente si basa tanto sulla fiducia e forse per i giovani è un po' più difficile. Nel mio caso è vero che i pazienti cercano su internet ma alla fine vengono sempre da me a chiedere un consiglio perché si fidano. E poi ci vuole tanta pazienza e capacità di comprendere le persone, di mettersi nei panni degli altri. Solo così si instaura un rapporto costruttivo.

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