Bypass di Trento, nelle campagne di Mattarello e Acquaviva regna l’incertezza
I contadini hanno potato le viti ma gli espropri potrebbero rendere tutto inutile, interessando 23 ettari di terreni: «Situazione folle»
MATTARELLO. Tra Mattarello e Acquaviva ci sono qualcosa come 23 ettari di terreni agricoli interessati dal nuovo tracciato della ferrovia e dai cantieri e dalle aree che verranno utilizzate per i cantieri e il deposito dei materiali. Decine di aziende che stanno vivendo e lavorando nell'incertezza.
Dopo le prime comunicazioni informali, risalenti all'epoca del dibattito pubblico sulla circonvallazione ferroviaria, i proprietari delle campagne hanno ricevuto, qualche mese fa, una lettera che annunciava l'esproprio o l'occupazione dei loro terreni per pubblica utilità, ma senza indicazioni chiare sui tempi, i modi e le indennità riconosciute.
«Non si sa più niente e stanno tutti lavorando alla potatura delle viti e ai lavori preparatori, senza sapere se potranno portare a termine la stagione col raccolto» conferma Alessandro Nicolli, che oltre ad essere presidente della circoscrizione di Mattarello è anche il titolare di un'azienda agricola, nel suo caso non direttamente coinvolta negli espropri.
Nicolli fa notare come l'anno agricolo sia iniziato l'11 novembre, giorno di San Martino, santo che ha un conto aperto con le Ferrovie visto che sarà proprio il quartiere che porta il suo nome ad essere attraversato dal tracciato allo sbocco Nord del bypass. «A San Martino - ricorda - si pagano gli affitti e si programma l'annata agraria. Ora la mia azienda ma anche le altre, è in piena potatura, si affrontano spese e investimenti e venire a sapere dal giornale che in primavera qualcuno potrebbe buttare tutto all'aria non è bello».
Sì, perché l'incertezza sui tempi di intervento regna sovrana. Mercoledì scorso (8 gennaio) l’appalto del bypass è stato assegnato e entro due mesi dovrà essere pronto il progetto esecutivo dei lavori preparatori, che nella zona di Mattarello consisteranno nello scavo dell'imbocco Sud della galleria in doppia canna che verrà scavata sotto la Marzola, con uscita a San Martino dopo 10,7 chilometri.
Nella primissima fase le aree interessate dall'intervento dovrebbero essere solo quelle della zona del foro, sotto la località Grezzi. Ma neanche chi abita ed ha campagna in quella zona, come Carlo Bertoldi, sa esattamente cosa ne sarà del suo lavoro e della sua campagna: «Io ho già potato tutte le viti ma sono sconcertato da questo modo di fare» dice Bertoldi, classe 1947, dalla sua casa con vista sul futuro imbocco del tunnel ferroviario.
Dopo la comunicazione dell'avvio della procedura di esproprio ricevuta lo scorso anno anche lui non ha più avuto notizie: «Non so se si rendono conto, se vivono sulla luna. Cosa pensano, di venire con le ruspe e spaccare tutto quando le piante avranno i germogli o la frutta in maturazione?» Bertoldi spiega di aver provato in passato ad avere delucidazioni da Rfi e da Claudio Bortolotti, l'emissario incaricato dal Comune di mediare tra società e proprietari.
«Bortolotti ci ha detto che lui ha finito il suo lavoro e non c'entra più. Rfi dice che ci avrebbero fatto sapere. Io ne ho viste ancora di opere pubbliche ma questo è un modo di procedere folle». Antonio Menestrina, che vede una fetta della sua azienda di produzione biologica minacciata, spera di avere maggiori margini a disposizione per organizzarsi, essendo ad Acquaviva, più lontano dall'imbocco e quindi estraneo alle opere anticipatorie.
«Ma anche a noi - spiega - preme sapere le tempistiche. Un anno fa erano venuti a dirci che si sarebbe partiti velocemente, poi i tempi si sono allungati ma sarebbe importante avere maggiori certezze per organizzare al meglio i lavori e mettere i materiali salvabili al sicuro».