Bypass ferroviario, comitati all'attacco: «Non ci mostrano il progetto, faremo ricorso»
Il Comune non permette l'accesso agli atti per via dell'indagine penale in corso: resta per ora non consultabile il progetto di fattibilità tecnica ed economica, così come modificato per adeguarsi alle tante prescrizioni arrivate dai diversi enti ed istituzioni, il cosiddetto Pfte+
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TRENTO. Nessuno dà ai comitati il progetto della circonvallazione ferroviaria? Loro vanno al Tar. Perché quelle carte, che dicono cosa accadrà e dove sul loro territorio, vogliono vederle. Lo annunciano, pur con la cautela del «stiamo valutando questo passaggio» Elio Bonfanti (Comitato 11 domande) e Michela Bonafini (Comitato via Brennero). Il progetto di fattibilità tecnica ed economica del bypass ferroviario così come modificato per adeguarsi alle tante prescrizioni arrivate dai diversi enti ed istituzioni, il cosiddetto Pfte+, non può essere mostrato ai cittadini perché sul cantiere c'è un'indagine penale. Questo ha risposto il Comune di Trento al comitato Residenti di via Brennero.
Venerdì è arrivata anche la risposta di Rfi. Che a firma dell'ingegner Damiano Beschin, chiarisce in sintesi che Rfi il progetto non lo dà perché non è obbligata a farlo: «Le linee guida per la redazione del Progetto di fattibilità Tecnico Economica da porre alla base dell'affidamento di contratti pubblici di lavori del Pnrr e del Pnc, predisposte dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici non prevedono oneri di pubblicazione a carico della nostra stazione appaltante.
In ogni caso, Rfi ha provveduto a trasmettere al Comune di Trento il progetto arricchito per condividere le modalità di recepimento di talune prescrizioni impartite dal Comune».Secchi Bonfanti e Bonafini: ricordano come fin dall'inizio del procedimento per avere molte informazioni sia stato necessario faticare e non poco, a partire dal parere n. 1 ottenuto dopo svariate richieste e diffide.
Ma è opaco, secondo Bonfanti e Bonafini, tutto l'iter: «Ci troviamo di fronte ad un iter di approvazione di un progetto redatto da RFI/Italferr che prima viene negato per oltre un mese, poi affronta il dibattito pubblico secretando il parere n.1 del Comitato Speciale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, dove la determinazione finale lamenta il non accoglimento delle prescrizioni contenute nel parere n.1, fino ad emettere una determinazione finale di carattere "ricognitivo". Alla fine il PFTE è validato da verificatori di tipo B, ovvero dipendenti di Rfi, ed a costituire la commissione aggiudicatrice dell'opera è un gruppo costituita da dirigenti di Rfi ed Italferr, a "garantirci" infine è una Commissaria Straordinaria che, oltre ad essere dirigente di Rfi, ricopre dal maggio 2023 la carica di Presidente di Italferr».
E quindi: «In altre parole, nessun passaggio significativo del progetto è avvenuto fuori dalla sede di Rfi e ciò è significativo di un iter molto più che opaco che non può essere né approvato, né giustificato, trattandosi di una quantità enorme di denaro pubblico e di un'opera che, se realizzata, peggiorerà per sempre la qualità della vita della città di Trento ed imporrà un modello di sviluppo in assoluto contrasto con il risparmio energetico e la crisi climatica».
Quanto all'accesso agli atti, contestano la risposta di Rfi e il riferimento al Pnrr: «L'accesso agli atti comunque non è a nostro parere materia di Pnrr ed è per questo - concludono Bonfanti e Bonafini - che stiamo valutando l'eventualità di un ricorso al Trga per tutelare le ragioni della trasparenza nella gestione e nell'impiego di denaro pubblico».