Raccolta di firme per la riapertura delle Poste a Martignano, chiuse dopo il "colpo" con botto di 10 mesi fa
Il 27 settembre 2022 una banda di malviventi aveva fatto saltare il Postamat, da allora tutto è rimasto com'era e in paese la rassegnazione sta lasciando il posto alla rabbia. Il Circolo pensionati e anziani "El Capitel" ha deciso di tentare la via della petizione , nell'attesa di una svolta tocca per esempio andare a Centochiavi per ritirare la pensione
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TRENTO. Il 27 settembre prossimo saranno passati dieci mesi. Ma non è una ricorrenza da festeggiare, a Martignano: dieci mesi senza ufficio postale, che ha interrotto l'attività dopo il colpo messo a segno da una banda di malviventi che aveva fatto saltare il Postamat. Da allora, praticamente tutto è rimasto com'era, nonostante Poste Italiane avesse spiegato che una volta affrontato il problema di reperire un altro apparecchio Atm e risistemare i locali danneggiati dal botto, lo sportello avrebbe riaperto. Non è stato così ed ora in paese la rassegnazione sta lasciando il posto alla rabbia, tanto che il Circolo pensionati e anziani "El Capitel" ha deciso di tentare la via della raccolta di firme, dal lunedì al sabato dalle 14.30 alle 18.30 in sede, con accesso da piazza Menghin. È infatti davvero difficile (o sarebbe quantomeno preoccupante, fosse così) che una realtà come Poste stia ancora avendo difficoltà a trovare un apparecchio automatico. In questi mesi perfino la banda che aveva messo a segno il colpo è già stata sgominata: non sono stati raccolti elementi di prova sufficienti per addebitare loro anche il "botto" di via Bellavista, ma gli inquirenti hanno pochi dubbi sul fatto che anche il colpo di Martignano sia opera de gruppo di malviventi che era stato arrestato a marzo e a cui è stata contestata la sequela di colpi ai bancomat dei mesi scorsi, da Cognola a Cadine, Volano, Bosentino e Pomarolo. Le filali degli istituti bancari, peraltro, hanno tutte riaperto regolarmente, a proposito di reperire apparecchi Atm.Quello che Poste fatica a reperire - è dunque la sensazione una volta trascorsi quasi dieci mesi dalla chiusura - è la voglia di tornare a investire risorse nello sportello del sobborgo. Il 15 dicembre scorso era scaduta la gara d'appalto attraverso la quale Poste Italiane avrebbe dovuto affidare i lavori e pare che la gara abbia dovuto essere rifatta, ma sul punto non si sono più avute notizie e all'ufficio postale in questi mesi operai nessuno ne ha visti. E neppure le sollecitazioni sono servite: con il passare del tempo si sono mossi tutti per chiedere lumi, dalla Circoscrizione alle associazioni, dal Comune ai proprietari dell'immobile che ospita lo sportello e che continuano a essere regolarmente pagati. Altro paradosso della vicenda, se vogliamo: per carità, Poste è una società privata, ma dato che i soci sono al 30% il Ministero delle finanze e al 35% Cassa depositi e prestiti, al cittadino di certo non fa piacere dover rinunciare a un servizio e sapere che pure un quid, seppur infinitesimale, delle sue tasse finiscono per pagare un affitto di un locale chiuso. Come detto, nessuno ha ricevuto risposte certe: vedremo, faremo, chissà. Intanto i disagi non mancano, anche perché nella gestione - magari economicamente e logisticamente razionale - della corrispondenza che un tempo arrivava a Martignano, Poste ha deciso di scegliere l'ufficio di Centochiavi e non ad esempio quello di Cognola, come riferimento per la clientela della collina. oca cosa per chi si può spostare in auto ma pensate a un utente anziano e immaginate cosa voglia dire elaborare il piano di intrecci di orari e linee per dover andare da Martignano a Centochiavi in autobus, ad esempio per ritirare la pensione. Un sforzo poco gradevole che in molti volenti o nolenti hanno fatto per mesi, ma che sarebbero ben felici di non dover più affrontare. Vediamo se la raccolta di firme servirà, a far riaprire l'ufficio o almeno a spingere Poste a smettere di traccheggiare e esprimersi sulla sorte dello sportello.