Rfi cambia rotta: sondaggi a tappeto per fare il bypass
Previsti una quarantina di carotaggi oltre a quelli già effettuati nell’area messa sotto sequestro dalla Procura: riguarderanno tutta la zona attraversata dalla circonvallazione. Vertice del procuratore Raimondi con Noe e Appa
IL CORTEO Il fronte del no: "Fermiamo il bypass"
IL CANTIERE Bypass, la demolizione degli edifici arriva al punto critico
LA PROCURA Area sotto sequestro, chiesto un piano di bonifica
TRENTO. Una quarantina di carotaggi oltre a quelli già effettuati all'interno dell'area messa sotto sequestro. Li vuole fare Rfi, per avere un quadro chiaro della situazione dell'inquinamento del sottosuolo nelle aree attraversate dal bypass ferroviario e capire se il progetto esecutivo può essere messo a punto, a costi sostenibili.
A quasi tre mesi dall'apertura dell'inchiesta da parte della procura, del sequestro di circa un ettaro di areale ferroviario, o meglio del sottosuolo con divieto di scavo, e dell'iscrizione di Damiano Beschin, project manager di Rete ferroviaria italiana per questo progetto, nel registro degli indagati, la società committente dell'opera sembra aver cambiato completamente il suo atteggiamento. Prima dell'intervento della magistratura Rfi era sempre apparsa come impermeabile alle critiche di superficialità nell'approccio alle aree inquinate, attraversate dalla futura circonvallazione ferroviaria, ed aveva negato la necessità di intensificare le indagini nel sottosuolo anche quando erano stati il Comune di Trento e l'Agenzia delle entrate a chiederlo. Perfino dopo che il parlamento, approvando un emendamento delle deputate trentine Sara Ferrari e Vanessa Cattoi, aveva stanziato due milioni di euro proprio allo scopo di effettuare una serie di sondaggi sotto i binari tra ex Sloi e ex Carbochimica, per accertarsi sulla condizione dei terreni dove dovranno essere effettuati gli scavi per posizionare i binari in trincea, la commissaria straordinaria Paola Firmi aveva tenuto il pezzo negando la necessità di fare più degli otto carotaggi previsti e negando perfino la necessità di farli in un'ottica di caratterizzazione dei terreni ai fini della bonifica.
Oggi la situazione è radicalmente mutata. Venerdì il procuratore Sandro Raimondi ha convocato una riunione con i rappresentanti dell'Appa e quelli del Noe, il Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, per fare il punto della situazione. E in quel frangente gli sono state illustrate le cose fatte e quelle da fare. Nell'area sequestrata sono stati effettuati carotaggi e analisi i cui risultati sono oggetto di confronto, in contraddittorio, tra Appa e Rfi; se il quadro risulterà sufficiente in base a quei risultati si deciderà un piano di bonifica, riguardante perlomeno la parte dove passa il tracciato in trincea della circonvallazione. E fin qui tutto come previsto.
Ma la novità è che Rfi ha capito l'importanza e la necessità di un approfondimento serio in tutta la zona attraversata, dallo Scalo Filzi fino a Sloi e Carbochimica. E farà tutti gli approfondimenti necessari. Al termine dei quali potrà poi essere chiaro se il progetto sta ancora in piedi e quanto si spenderà per le bonifiche. E si potrà metter mano a un progetto esecutivo più preciso e realistico. Di alcuni dei sondaggi aggiuntivi, quelli effettuati all'interno dello Scalo Filzi, si conosce già l'esito e la necessità di intensificare la mappatura in particolare nella zona centrale, dove a una profondità di 2 metri e mezzo è stata constatata la presenza di idrocarburi pesanti. È possibile che analoghi approfondimenti debbano essere fatti anche in altri punti.
Il sindaco Franco Ianeselli è spettatore interessato e commenta: «Quest'opera, la cui realizzazione è fondamentale per il futuro di Trento, si confronta con i residui e le contraddizioni del Novecento industriale: le fabbriche inquinanti, così come i precipitati di uno scalo merci vicino al centro cittadino. Le istituzioni, per le rispettive competenze, sono allineate per verificare che sia realizzata nella piena tutela della salute delle persone». Le.Po. e F.G.