Centro storico: a Trento chiude anche il panificio Pulin, dopo 99 anni di pane fresco e dolci
Giù le serrande in via Cavour. Il titolare Andrea Pulin va in pensione: «Ma continuerò a insegnare questa professione. E’ faticoso, ma è un lavoro bellissimo, però i miei figli fanno altro...»
IN CENTRO STORICO Chiude Cronst, un pezzo di storia cittadina
TRENTO. C’è un filo di commozione nelle parole di Andrea Pulin, 64 anni, praticamente da sempre patron dell’omonimo panificio trentino: il laboratorio di via Cavour non sfornerà più le tipiche spaccatine tonde, le delicate bine ed i panini all’uvetta. Alla terza generazione e dopo quasi un secolo, infatti chiude il panificio Pulin.
Un’azienda storica...
Aveva cominciato a febbraio del 1924 mio nonno Italo e non ci siamo mai mossi qui da via Cavour, dove ci sono il laboratorio ed il punto vendita. Per alcuni anni abbiamo aperto anche in via Suffragio e all’angolo tra via Roggia Grande e via Calepina, ma adesso è arrivato il momento di andare in pensione: tutto è cambiato e le nuove generazioni hanno altri obiettivi.
Come è iniziato tutto?
Il nonno era originario di Padova e dopo la Prima guerra mondiale si era trasferito a Trento e aveva deciso di investire nell’arte bianca: non aveva una preparazione specifica, ma una grandissima passione. E poi a quel tempo era una professione molto ambita, anche se richiedeva sacrifici. Dal nonno la passione è poi passata a mio padre Arnaldo e poi a me. Ho due figli maschi, che però hanno deciso di fare altro nella vita. Mia moglie, che è farmacista a Serravalle, mi ha sempre supportato, e anzi mi ha sempre aiutato moltissimo, soprattutto per quanto riguarda la parte burocratica. Anche le mie tre sorelle hanno collaborato per diversi anni, ma il tempo passa ed è arrivata l’ora di tirare i remi in barca.
Come l’hanno presa i clienti?
Continuano a passare, soprattutto quelli con cui ci si conosce da tempo, e sono momenti molto coinvolgenti. Non può immaginare l’emozione di questi giorni, i ricordi si accavallano, sono molto provato.
Cosa ricorda in particolare?
Sono entrato a bottega che avevo 14 anni, anche se poi naturalmente ho studiato, ricordo il papà e il tanto tempo passato assieme. Qualche volta la notte, quando ero assonnato e giravo il pane al contrario, lui me lo faceva notare. Una volta è successa anche una cosa curiosa: stavamo facendo un impasto particolare, per un dolce, e improvvisamente mio papà non aveva più la fede al dito: abbiamo dovuto cercarla nell’impasto finché non l’abbiamo ritrovata! È comunque un lavoro molto impegnativo... Ci vuole tanta e tanta passione.
Si lavora di notte, iniziando intorno alle 22, alle 23, e poi si riposa di giorno. Il nostro è il vero pane artigianale trentino, con una lavorazione accurata e tempi di maturazione molto lunghi: le ricette del nonno e del papà per ora sono ben custodite in cassaforte. I nostri prodotti, dal pane ai dolci sono sempre stati molto apprezzati e anche oggi (ieri ndr) all’assemblea dei panificatori mi hanno chiesto di condividere queste ricette... vedremo.
E la bottega, i dipendenti? Come hanno preso la chiusura?
C’è un bravo collaboratore e delle brave commesse: non credo ci saranno problemi particolari perché in Trentino in questo periodo c’è grande mancanza di personale e questi dipendenti hanno una professionalità ed un’esperienza che sono molto apprezzate.
Cosa intende fare ora che ha più tempo libero?
Mi hanno già detto che comunque resto coinvolto nel mondo della panificazione (sorride) perché l’esperienza conta: l’associazione ha detto che non mi molla, vuole delle consulenze. C’è già l’ipotesi di andare a insegnare all’alberghiero di Rovereto, nella scuola di panificazione e pasticceria, per comunicare parte delle conoscenze. E poi proseguirò con il volontariato, adesso che posso dedicarmici con più tempo. Da tempo collaboro con Trentino Solidale, l’associazione impegnata nella raccolta del cibo da donare a chi ne ha più bisogno. Infine, vorrei dedicarmi allo sport e mi piacerebbe finalmente fare dei viaggi, perché fino ad ora ho potuto muovermi poco. Vorrei visitare con calma i vari angoli d’Italia. Di progetti ce ne saranno tanti.