Bypass ferroviario, crescono i dubbi: tutti i problemi di un cantiere gigantesco
L’uscita dal Pnrr, l’inquinamento delle aree a Trento Nord, i fondi che ancora non ci sono: ecco perché la città rischia di diventare un enorme scavo per molti anni. Se si farà
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TRENTO. Fuori dal Pnrr ma si prosegue. Il problema è capire come, con che soldi e in che tempi. Certo l'opera pubblica più importante, quantomeno per impegno finanziario, prevista in Trentino negli ultimi anni non è partita in questo 2023 con la velocità annunciata. E non sarà pronta nel giugno del 2026, come previsto dalle carte ufficiali.
Ora quella dei tempi è un'incognita che inquieta e che si aggiunge ai tanti dubbi sollevati per l'impatto degli scavi e dell'opera nella parte nord della città e soprattutto per i problemi di inquinamento, segnalati in tempi non sospetti da comitati e ambientalisti. Nodi venuti al pettine e che dovranno essere sciolti in fretta se non si vuole correre il rischio di trasformare la città in un cantiere permanente.
L'uscita dal Pnrr. Di possibile uscita della circonvallazione ferroviaria di Trento, lotto 3A del quadruplicamento della ferrovia del Brennero, si vocifera da mesi. Le rassicurazioni del ministro Salvini fornite in ottobre avevano allontanato questa ipotesi, che invece si è verificata. Tutti lo danno per scontato, compreso il governatore Fugatti che ne ha parlato nella sua relazione programmatica e che ha nelle scorse settimane anche rassicurato, dopo un incontro al Ministero, sulle intenzioni di rifinanziare l'opera con i fondi messi a disposizione di Rete Ferroviaria Italiana. In attesa dei dettagli e delle conferme ufficiali, che come ha riferito l'assessore comunale Facchin in aula pochi giorni fa ancora non ci sono, è curioso notare come la documentazione europea reperibile riferisce come motivazione per il definanziamento della Missione 3, Componente 1, Investimento 1.2 - Linee ad alta velocità nel Nord che collegano all'Europa l'esistenza di "alternative migliori". Il che, in mancanza di notizie ulteriori, lascia un po' interdetti, posto che gran parte delle polemiche che hanno accompagnato fin dall'inizio il progetto riguarda proprio la presenza di alternative molto meno impattanti e rischiose.
L'inquinamento. La prima batosta per chi si ostinava a dire che andava tutto bene era arrivata lo scorso 29 luglio quando la Procura ha posto sotto sequestro una parte dell'areale ferroviario, circa un ettaro, dove dovrebbe passare in trincea il bypass con i due binari aggiuntivi. In quella zona erano emersi da un carotaggio evidenti segnali della presenza di sostanze inquinanti nel sottosuolo e quindi per il momento non si può scavare. Sono passati oltre quattro mesi e ancora non si sa esattamente cosa sia stato trovato con le analisi successive e non è stato elaborato, o quantomeno non è stato reso noto, un piano di bonifica. Nel frattempo la situazione si è complicata ulteriormente perché anche alcuni carotaggi fatti più a sud, lungo il futuro tracciato del bypass, all'interno dello Scalo Filzi, hanno segnalato la presenza di sostanze oleose.
Qui è partita immediatamente una campagna di analisi, sollecitata a Rfi dalla magistratura che a fine ottobre aveva mandato i carabinieri del Noe a caccia di tutti i sondaggi effettuati dalla società ferroviaria per avere un quadro più chiaro. Il quadro della situazione nella zona dove si dovrebbe in teoria iniziare a scavare a breve la si dovrebbe avere nelle prossime settimane.
Nel frattempo par di capire, da alcuni disegni iniziati a circolare, che gli scavi potrebbero iniziare nella zona dell'imbocco delle gallerie, verso la fetta di quartiere di San Martino rasa al suolo, per mettere in rampa di lancio le frese, che nel frattempo sono state acquistate. Tutto fa pensare insomma che ci sia la volontà di procedere e che l'opera non si fermerà.
I risarcimenti. Anche la delibera approvata giovedì scorso dalla giunta provinciale che stanzia 605 mila euro per i residenti che verranno disturbati dai lavori del bypass fa pensare alla volontà di andare avanti nonostante tutto. I risarcimenti, si scopre leggendo il testo pubblicato ieri, andranno nella misura di 5.000 euro per ogni alloggio che si trovi in un edificio direttamente confinante con l'area di cantiere e a una distanza inferiore ai 30 metri dal limite esterno della galleria più vicina. L'alloggio beneficiario deve risultare in uso da persone fisiche residenti al 2 marzo scorso, data di consegna dell'opera al Consorzio Tridentum.
Il futuro. L'assessore comunale alla mobilità Ezio Facchin continua a ripetere che non ci sono ritardi ma rispetto al cronoprogramma originario e soprattutto visti i problemi da affrontare per bypassare i terreni inquinati il futuro è un incognita. E il sogno del sindaco Franco Ianeselli di far seguire a ruota un accordo per l'interramento rischia di diventare un miraggio.