Infanzia / Il caso

Provincia e Comune litigano, 300 bambini resteranno senza posto all'asilo nido

Tanti posti vuoti alla materna, ma troppo pochi nei nidi: palazzo Thun aveva proposto di unificare le sedi per avere spazi per tutti. Ma piazza Dante ha detto no

di Franco Gottardi

TRENTO. Il caso più emblematico è quello della scuola dell'infanzia di Povo: 32 bambini iscritti al prossimo anno scolastico in una struttura che ne potrebbe ospitare 101. E situazioni analoghe per la fascia d'età 3-6 anni si delineano anche a Cadine (54 iscritti e 101 posti) e Mattarello (154 iscritti per 226 posti).

Diversa la situazione negli asili nido, dove – nonostante il calo demografico – anche quest'anno non ci sarà posto per tutti: nelle graduatorie che usciranno tra qualche giorno i bambini esclusi saranno fra i 300 e i 350.

Spazi vuoti da una parte e bimbi in cerca di spazio dall'altra; per il Comune di Trento è stato automatico fare un semplice ragionamento: accelerare sulla strada della creazione di "poli d'infanzia" che contengano nello stesso edificio sia i nidi 0-3 che le materne, o scuole d'infanzia che dir si voglia, 3-6 anni.

Un primo intervento di emergenza era stato pensato già dal prossimo anno scolastico proprio a Povo, dove potrebbe essere data immediata risposta a una settantina di famiglie senza nido. Ma quello che sulla carta sembra scontato è molto più difficile da realizzare nella pratica.

In questo caso è stata la Provincia a mettersi di traverso. «La Provincia non ci permette di andare avanti con questa operazione - spiega la vice sindaca e assessora comunale Elisabetta Bozzarelli. - Parlano di gradualità, sostenibilità e in particolare di prudenza. A Povo ci chiedono di inserire solo 9 bambini in età di nido e solo dai 18 mesi in su. Questo per noi è inaccettabile, primo perché sono edifici di proprietà del Comune, ma al di là della proprietà perché siamo enti pubblici che dovrebbero cercare di dare delle risposte alle esigenze dei cittadini. Se disincentiviamo i servizi all'infanzia non solo non diamo risposte alle esigenze delle famiglie ma non diamo neanche una risposta al problema della denatalità. Crediamo che sia una cosa che non ha colore politico, qui si tratta di dare risposta soprattutto alle esigenze delle donne e delle mamme che hanno intrapreso un percorso lavorativo e di vita.»

Bozzarelli insiste soprattutto sull'universalità dell'istruzione e dell'educazione e sul fatto che avere un posto al nido dove imparare, socializzare e interagire con gli altri bambini, in un'epoca in cui le famiglie sono sempre più ristrette , debba essere un diritto per ogni bambino nato.

Attualmente a Trento gli asili nido sono 24 per 1.147 posti. Quando sarà finito il nuovo asilo Pandi, che salirà da 45 a 60 posti, l'offerta complessiva sarà di 1.207. Tanti ma sempre troppo pochi per una domanda che continua ad aumentare. La prima sperimentazione per un polo unico dell'infanzia 0-6 è stata pensata a Sardagna, dove si rischiava la chiusura dei servizi per l'infanzia visti i pochi numeri e dove accorpare è stata una necessità condivisa con la Provincia. Ora siamo alla fase della progettazione della ristrutturazione dell'edificio che dovrebbe essere pronto nel 2026.

Una strada, quella dei poli dell'infanzia, che verrà perseguita dal Comune anche in futuro, anche perché costruire nuovi nidi e lasciare le materne mezze vuote sarebbe uno spreco assurdo. «Risorse - sostiene l'assessora Bozzarelli - che potremo meglio utilizzare abbattendo ulteriormente le rette.»

Intanto, nell'immediato, per dare una risposta alle centinaia di famiglie che non troveranno posto al nido per i loro bambini, sindaco e assessora stanno cercando spazi da prendere in affitto e adattare. A chi rimarrà comunque fuori verrà dato un aiuto economico, un bonus baby sitter.

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