Visto che governo e Provincia non lo fanno, Ianeselli studia il "salario minimo" per la città di Trento
Il sindaco illustra ai sindacati il contenuto del bilancio comunale, e annuncia «il cosiddetto “salario essenziale”, una retribuzione minima che permetta di vivere dignitosamente in una città come Trento»
TRENTO. Questa mattina il sindaco Franco Ianeselli ha incontrato i sindacati per la tradizionale presentazione anticipata dei punti salienti del bilancio di previsione 2025-27 che andrà in aula per l’approvazione da martedì prossimo.
All’incontro erano presenti la Uil con il segretario Walter Alotti e la Cgil con Maurizio Zabbeni, oltre al direttore generale del Comune Enrico Menapace e la dirigente Franca Debiasi del servizio Risorse finanziarie e patrimoniali.
Il primo cittadino ha illustrato i macro-temi del bilancio con particolare attenzione alla politica dei redditi evidenziando come il bilancio si chiuda con i conti in ordine e con un sostanziale mantenimento delle politiche tributarie – per esempio la conferma delle aliquote Imis – e anche tariffarie, a cominciare dalle quote d’iscrizione ai nidi che sono tra le più basse d’Italia.
Tra le novità a cui i sindacati si sono dimostrati interessati c’è un gruppo di lavoro che sta studiando il cosiddetto “salario essenziale”, una retribuzione minima che permetta di vivere dignitosamente in una città come Trento. Non è una soglia vincolante, ma può diventare significativa perché, come accaduto in altre città, può diventare punto di riferimento oggettivo per i lavoratori fragili.
La domanda: può un Comune imporre salari minimi? L'imposizione spetterebbe alla Repubblica, ovvero al governo, che però ha scelto di non intervenire. E così la provincia autonoma di Trento, dove la giunta ha scartato le proposte in tal senso delle minoranze.
Ovviamente il Comune non può per quanto riguarda le retribuzioni private. Ma alcune municipalità italiane hanno intrapreso la strada con gli strumnenti possibili. La prima amministrazione a introdurre un salario minimo in tutti gli appalti del Comune è Firenze, stabilendo che nessuno dovrà guadagnare meno di 9 euro l’ora negli appalti in cui il Comune è stazione appaltante.
In particolare, il sindaco Nardella ha definito tale delibera "storica" e ha affermato: "In tutti i nostri appalti di opere e servizi stabiliamo il criterio del rispetto di un salario minimo di 9 euro l’ora e così nei contratti conseguenti." E potrebbe essere la strada scelta anche da Palazzo Thun.