Sfregia la moglie in carcere: condannato a 4 anni e mezzo
L’uomo, un 41enne tunisino, era già in cella a Spini per violenze sulla donna: era riuscito a nascondere le lamette eludendo i controlli
TRENTO. È stato condannato a quattro anni e mezzo di carcere, che andranno a sommarsi ai sei che già sta scontando, l'uomo che nel maggio scorso, nella sala del penitenziario di Spini riservata ai colloqui aveva sfregiato al volto con due lamette da barba la moglie.
In tribunale a Trento l'uomo, un quarantunenne tunisino residente nel capoluogo, è stato giudicato in abbreviato con l'accusa di lesioni aggravate dal rapporto di coniugio e dall'uso di un'arma impropria. Il tutto con il peso della recidiva.
Il quarantunenne si trovava già in cella a Spini proprio per reati dello stesso grave tenore: sta scontando infatti una pena dopo la condanna per l'accusa di lesioni gravissime dopo aver colpito la moglie, una trentina, sua coetanea, con una coltellata al collo, alla guancia ed all'orecchio.
I fatti risalgono a due anni fa, quando in una giornata di giugno, al rientro da una gita su uno dei laghi dell'altopiano di Piné, era avvenuta l'aggressione, con l'inconsulta reazione dell'uomo causata, secondo quanto dichiarato dallo stesso imputato, dalla gelosia. La coppia aveva discusso prima in un bar dell'altopiano, poi a Madrano, dove si era fermata per andare in un altro locale. Nel momento in cui la donna era uscita dall'auto il marito, con in mano un coltello con una lama di otto centimetri e mezzo, l'aveva raggiunta e sfregiata. La donna aveva rimediato una prognosi di quasi un mese e mezzo ma si era comunque detta ancora legata al marito tanto che i due in aula al momento della prima condanna si erano anche abbracciati e la quarantunenne andava regolarmente a trovarlo in carcere.
Purtroppo però l'accaduto e il percorso in carcere evidentemente non avevano attenuato l'indole violenta dell'uomo, che nel maggio scorso durante una delle visite della donna a Spini, l'aveva colpita. Il quarantunenne era riuscito ad eludere i controlli nascondendo le lamette prelevate da un rasoio usa e getta (l'unico tipo concesso ai detenuti), sfregiando nuovamente la moglie.Inizialmente per il tunisino era scattata anche l'accusa di tentato omicidio anche perché nel gravissimo episodio la quarantunenne aveva riportato anche una ferita al collo. Fortunatamente, tuttavia, poi le ferite - a differenza del gesto in sé - si erano rivelate meno gravi e l'accusa era stata derubricata a lesioni.
L'avvocata Angelica Domenichelli, vista anche la ripetitività delle condotte del suo assistito, aveva chiesto anche la possibilità di sottoporre il quarantunenne a perizia psichiatrica ma la richiesta non è stata accolta. Era stata chiesta anche l'applicazione della nuova pena in continuità con quella che l'uomo sta scontando.