Nosellari, il paese vuole diventare albergo diffuso
Le piccole frazioni della Comunità folgaretana stanno avendo un notevole calo demografico e in maniera veloce si stanno avviando verso la decadenza socio-economica. Un patrimonio immobiliare notevole con moltissime scritte vendesi. A Nosellari, grazie all'iniziativa di un gruppo di persone, tra questa anche Graziella Bernardini di Milano (che gestisce in loco un'attività alberghiera con il figlio) si cerca di invertire la rotta. «Il progetto è quello del paese diffuso, spesso chiamato albergo diffuso. Puntare sul turismo green, slow, soft, elevando esaltando la genuinità, le caratteristiche culturali, storiche del luogo», racconta Graziella.
A sostenere quest'idea anche l'assessore alle frazioni, Marcello Tezzele. «Questa di Nosellari è una iniziativa da appoggiare», sottolinea Tezzele. Ad accompagnare Tezzele il responsabile della pianificazione territoriale per il Comune, Delio Picciani esperto di turismo e marketing, che dice: «I paesi come Nosellari detengono dei valori, delle esperienze vere, i turisti cercano il contatto con le persone per vivere in modo alternativo la loro vacanza ed il territorio». «Come facciamo a rilanciare la nostra frazione o meglio il nostro borgo ?», è la domanda retorica di Adriano Marzari, manager industriale, uno dei principali artefici dell'iniziativa. «Dobbiamo creare qualcosa di innovativo, che va oltre gli schemi, passatemi il termine qualcosa di visionario». La formula dell'albergo o meglio del villaggio montano diffuso va di moda nei paesi nordici. «Si potrebbe puntare anche sull'enogastronomia locale creando un piatto storico del posto», suggella Graziella Berrnardini. Una proposta che parte dal basso, che cerca di mettere insieme molte persone, che possono diventare le vere protagoniste della ripresa. Una scommessa.
«Il mio sogno è di creare un brand Nosellari», intercala con orgoglio Adriano Marzari. L'idea del villaggio diffuso (una specie di albergo diffuso) rispecchia la concezione moderna di ospitalità orizzontale, dove l'interazione ospite/ territorio/abitanti è in continuo movimento. «Per fare questo bisogna mettersi in rete ed utilizzare la tecnologia», sostengono i relatori. «La forma più economica e meno vincolante è quella di formare una cooperativa. C'è la possibilità di intercettare dei fondi dell'Unione Europea», evidenzia Tezzele. Un sogno? Chissà.