Trambileno, malga Valli resta chiusa
Le difficoltà per chi opera in montagna, specialmente in condizioni gravose e fuori dai grossi flussi turistici, si sa, sono tante. Soprattutto in inverno e soprattutto se per via di neve e ghiaccio la strada d’accesso viene preclusa al transito. È il caso di malga Valli, presidio alpino a 1500 metri di quota, ai piedi del Pasubio, che nonostante diversi tentativi, tra cui una raccolta firme consegnata al sindaco, non riuscirà a garantire l’apertura invernale. La strada comunale, infatti, circa tre chilometri che dal bivio di Giazzera salgono verso la malga, rimarrà chiusa.
Questioni di sicurezza, costi di manutenzione troppo elevati e l’idea che per frequentare la montagna si possa anche lasciare l’auto un po’ più a valle: queste, in sintesi, le motivazioni dell’amministrazione che pur condividendo le difficoltà dei gestori dall’altra si trova a dover fare i conti con tanti altri fattori.
Ma andiamo con ordine. È Michele Berti, anima di malga Valli, a sollevare il problema, affidando il suo sfogo alla pagina facebook della struttura: «Abbiamo lanciato anche una petizione popolare, ma niente: la strada resterà chiusa. Conseguenza per cui non apriremo per la stagione invernale 2017/2018 e probabilmente nemmeno per le prossime. Le caratteristiche di isolamento della malga e la mancanza di posti letto, infatti, non consentono di tenere aperta l’attività in mancanza di accesso in automobile: troppo alti i costi per battere la strada e scaldare i locali». «Senza acqua, senza luce, pagando 2000 euro all’anno di tassa rifiuti - lamentano i gestori che hanno dovuto declinare le tante richieste di amici, ciaspolatori ed escursionisti che sarebbero volentieri passati per un buon piatto caldo - siamo costretti a sostenere spese e costi senza avere a disposizione servizi funzionanti tra cui la via d’accesso (la malga si trova nel Comune di Terragnolo, ma la strada in quello di Trambileno, ndr)».
Un dibattito, aperto già da qualche anno, che il sindaco di Trambileno Franco Vigagni inquadra in un contesto più ampio: «Siamo sempre stati vicini a queste realtà. Ma tener aperta la strada, molto stretta, priva di barriere e, in tempi di neve, perennemente ghiacciata non essendo esposta al sole, significherebbe dover assicurare ai suoi frequentatori la massima sicurezza: una responsabilità che il Comune non è in grado di garantire. I costi per i mezzi antineve, per la salatura e la ghiaia, la pulizia e il personale, sarebbero inoltre insostenibili. A ciò - spiega il sindaco - si aggiunge una questione ambientale, nell’ottica di ridurre il traffico in quota. Chi sale quassù d’inverno, anche gli stessi proprietari dei baiti, sono d’accordo nel farlo in questa maniera, a piedi, con ciaspole o sci, mantenendo il più integro possibile il territorio. Nel panorama locale nessun Comune si accolla questi oneri, tanto più se a favore di un privato». «Forse un giorno - concludono con rammarico i gestori -, quando qualcuno capirà l’importanza di questi luoghi, al posto della neve artificiale si comincerà ad investire veramente nei contesti turistici meno sviluppati ma non per questo potenzialmente meno attrattivi».