A chi coltiva il saraceno 5.000 euro di incentivi
Il grano saraceno torna a fiorire a Terragnolo. Ad oggi sono appena 2.000 i metri quadrati coltivati con quest'antico cereale. Ma l'auspicio dell'amministrazione, che martedì sera ha dato il via libera a nuovi incentivi per chi semina il «formentòm» (questo il termine dialettale), è quello che la valle possa recuperare un numero sempre maggiore di terreni da destinare all'ingrediente che sta anche alla base del «fanzelto», piatto povero ma fino a qualche decennio fa di uso comune in tutte le cucine di Terragnolo. «Da quest'anno ? spiega il sindaco Lorenzo Galletti, entrando nel dettaglio del nuovo regolamento approvato l'altra sera in consiglio comunale (presente un solo consigliere della minoranza) ? abbiamo voluto dare la possibilità a chi coltiva grano saraceno sul territorio comunale di ricevere un contributo sulla base ai metri quadrati messi a coltura. In questo modo speriamo di incentivare da una parte lo sviluppo di questa coltivazione che rischiava di andare perduta, dall'altra di strappare al bosco nuovi terreni da destinare all'agricoltura». Per il primo anno sono stati stanziati 5.000 euro, ma il contributo per la semina del grano saraceno sarà garantito anche per i prossimi tre anni. «Abbiamo calcolato ? precisa Galletti ? un incentivo di 1,5 euro a metro quadrato. Ciò vuol dire che se una persona decide di coltivare 350 metri quadrati di terreno con il grano saraceno riceverà un contributo di circa 500 euro. Non sono tanti, ma è un primo passo: qualora le richieste superassero la cifra stanziata, nulla ci vieta di aumentare anche il finanziamento». Chiunque abbia un pezzo di terra (anche i non residenti a Terragnolo) e la voglia di recuperarlo in quest'ottica può fare domanda entro il 30 settembre di ogni anno. L'obiettivo, fanno sapere in Comune, è quello di aumentare la superficie coltivabile: ai 2.000 metri quadrati già messi a coltura dai tenaci contadini locali, a breve si aggiungeranno circa cinque ettari recuperati grazie al Fondo del paesaggio. Nello specifico si tratta di tre aree incolte, una sotto la frazione di Puechem, una a Baisi e una a Dosso, che una volta ripristinate saranno interessate dal progetto di agricoltura sociale della Cooperativa di Comunità Tcc. Una coltivazione, quella del grano saraceno, profondamente radicata nella cultura popolare, su cui si sta puntando molto. Anche perché tutto ha a che fare con la storia di Terragnolo, una valle che era molto popolata un tempo (si arrivò a 3000 abitanti, quattro volte il numero attuale di residenti) e tuttavia molto povera. Gli abitanti riuscirono a sfruttare le asperità del terreno con i terrazzamenti, coltivando anche il grano saraceno, che ebbe un ruolo importante per la loro sopravvivenza. Il formentòm, così era chiamato il cereale, fu importato dall'Asia nel Medioevo e arrivò nella valle del Leno, unico territorio in Trentino ad accogliere questa varietà, attorno al 1850. Al posto del pane c'era il «fanzelto», un presidio De.Co. (denominazione comunale di origine), che ora viene proposto dai ristoranti della zona, dal volontariato locale ma anche da un numero sempre più elevato di locali della Vallagarina e dalla filiera di Slow Food. Un cibo povero ma nutriente, nato probabilmente per far fronte alla scarsità di grano e quindi di farina bianca, adatto anche ai celiaci, che punta a diventare volano di sviluppo, anche turistico, della zona. «Al di là della valorizzazione del prodotto in sé ? conclude Galletti ? speriamo che i contributi stanziati possano essere anche utili a riscoprire e valorizzare le specificità del nostro paesaggio».