Auguri al nonno del Trentino
Centodieci anni. È l’incredibile traguardo raggiunto da Luigi Tomasi.
Centodieci anni raggiunti con sorprendente lucidità, che ha festeggiato questo pomeriggio con parenti, amici ed autorità. Non è mancato il sindaco Claudio Soini. «Per noi è un onore - dichiara il primo cittadino - ospitare l’alpino più anziano d’Italia».
Nato il 17 ottobre 1908, originario di Ala, detto il «Trona», dall’agosto del 2015 frequenta il Centro anziani gestito dalla comunità della Vallagarina. Luigi ha attraversato un secolo e due guerre mondiali.
I primi anni li trascorre con la famiglia (7 tra fratelli e sorelle) a Maso Corona vicino ad Ala. Tutti lavoravano la terra di proprietà della famiglia Debiasi che aveva a proprio carico 27 famiglie di mezzadri. Ha 7 anni quando scoppia la prima guerra mondiale e lui è nei campi a raccogliere le foglie per i bachi da seta assieme alle sorelle quando i soldati italiani li fermano per un controllo. Sono bambini e li lasciano andare dopo un giorno. Nel 1917 la madre con i figli viene sfollata a Savona. «Dormivamo in uno stabilimento, su delle brandine». Lì la donna si ammala di polmonite e morirà a 45 anni poco dopo al rientro in terra trentina.
Luigi aveva appena 11 anni. Si torna al lavoro dei campi e si arriva al 1930 quando Luigi convola a nozze con Maria Bazzanella: avranno 8 figli. Sono anni buoni quelli in cui il nostro ultracentenario lavora la terra dei Conti Malfatti che avevano campagna ad Ala e a Padova. A lui spettava il compito di curare un ettaro di terra e delle bestie, perlopiù cavalli.
E anche quando giunge la seconda guerra e Luigi viene mandato a Brunico nei giorni di permesso quando può rientrare ad Ala si affretta a sistemare i poderi dei Malfatti. «Non c’era nessuno meglio del conte. Venivo trattato come una persona di famiglia». Ma la guerra infuria e Luigi Tomasi deve combattere in Francia sul Colle della Maddalena. È una vita dura si dorme per terra in tenda senza mai cambiarsi, eppure il cibo non manca. Arriva il congedo previsto per i padri di famiglia con almeno quattro figli e Luigi torna al lavoro nei campi.
Nel frattempo i conti Malfatti sono costretti a vendere i loro poderi e la buonuscita per Luigi sono tre ettari di terra. È la terra che quest’uomo ha coltivato da sempre a garantire a lui e alla sua progenie il futuro. Un legame forte quello con il lavoro, tanto che Luigi sembra dispiacersi a ricordare quando è andato in pensione. «Attorno agli 80 anni ho smesso perché non ce la facevo più, ma è stata un fortuna aver potuto lavorare così a lungo».