Vallotomo, i danni dei manifestanti La Provincia sborsa 160 mila euro
La protesta contro la realizzazione del vallotomo e la distruzione del diedro, lo sperone roccioso che incombeva su Mori dalle parti di Monte Albano, sono costate care. E non solo per il sostanzioso assegno staccato dalla Provincia per liberare gli abitanti di via Teatro e dintorni dall’incubo frana ma anche per le intemperanze dei contrari all’intervento. Protestare, per carità, è più che lecito ma stavolta l’«assalto» al cantiere del vallotomo ha prodotto un danno economico per l’intera collettività trentina. Perché la ditta che si è aggiudicata l’appalto da 400 mila euro per costruire la barriera paramassi tanto contestata dai movimenti ha presentato il conto, salato, a piazza Dante. Motivo? Lavori interrotti, operai da pagare e, soprattutto, ricorso coatto alla polizia privata assoldata per proteggere l’area di scavo e rimozione delle vigne. In tutto si tratta di quasi 100 mila euro che la Provincia ha liquidato attingendo dalla «famosa» cassa comune. E questo per evitare furti e sabotaggi al cantiere. Che, ancorché in minima parte, sono effettivamente avvenuti. E così, nonostante le buone intenzioni dei manifestanti, alla fine si paga sempre tutti. Stavolta, tra l’altro, l’appalto era stato affidato con somma urgenza per il pericolo di crollo della massa rocciosa su quella parte di borgata che ospita oltre 200 persone e sul vicino parco giochi che, di giorno, è ravvivato da parecchi bambini.
Ma la Misconel di Cavalese, in verità, le perdite subite le ha contabilizzate al centesimo: 272.599,07 euro. Di questi, 63.125,56 sono stati spesi per la guaridania armata e 95.687,50 per maggiori costi della sicurezza. Il resto per le registrazioni nei libri contabili dello stato di avanzamento dei lavori. Insomma, tanta roba, in termini economici, di cui, come detto, l’impresa messa sotto pressione dai manifestanti ha presentato il conto.
La Provincia, in realtà, si era già accollata i costi dei vigilantes ma di fronte alla nuova e sostanziosa richiesta di ristoro ha deciso di chiudere la vertenza con un accordo bonario accettato dalla Misconel. Tradotto in soldoni, significa che entro la fine dell’anno piazza Dante liquiderà all’azienda altri 67.796,83 euro. Partita chiusa, dunque? Tra le due parti - ente pubblico e società edilizia - sicuramente ma potrebbe aprirsi una nuova causa per danni nei confronti del comitato che ha ostacolato il cantiere del vallotomo. E questo, se non altro, per scongiurare l’intervento della corte dei conti.
L’ordine formale di demolizione del diedro, come si ricorderà, risale all’8 luglio 2016 e un paio di mesi dopo arrivò l’incarico da 400 mila euro a Misconel srl per la realizzazione del vallotomo.
Il primo colpo di piccone - quello per eliminare gli storici terrazzamenti e le viti - avrebbe dovuto essere il 22 novembre ma le proteste di un gruppo di contrari all’opera bloccò tutto fino al 25 gennaio. Soprattutto per l’occupazione del sedime. Tant’è che il sindaco di Mori Stefano Barozzi, già a inizio dicembre, fu costretto a presentare ai carabinieri una querela nei confronti di tre soggetti per «interruzione di pubblico servizio, invasione dei terreni e quant’altro l’autorità giudiziaria ritenga di ravvisare».
Il rischio di peggiorare la situazione, magari con manomissioni più o meno gravi, costrinse quindi l’impresa a dotarsi di un servizio di guardiania privata e armata. I vigilantes, dunque, entrarono in servizio da gennaio a fine aprile per consentire di lavorare. Misconel contattò la società «Cittadini dell’Ordine Srl» presentando poi la fattura a piazza Dante: 66.923,28 euro, nello specifico 19,90 euro all’ora. Alla fine, però, l’assegno pubblico girato all’azienda risultò più sostanzioso: quasi 72 mila euro per le guardie con pistola e altri 22 mila per stipendi di operai, capocantiere, direttore lavori e mancato ammortamento. E tra le spese impreviste che la Provincia ha dovuto sostenere rientra pure l’acquisto e l’installazione di una nuova centralina per l’acquisizione dei dati rubata da ignoti.
A queste uscite si aggiunge adesso il conto dell’accordo bonario da quasi 68 mila euro. La cifra per l’opera pubblica, dunque, è lievitata nel tempo per interferenze esterne. E piazza Dante, come annunciato alcuni mesi fa, sembra intenzionata a chiedere i danni.