Un'intera comunità unita per l'addio a Roberto
Ha fatto stringere il cuore a tutti il funerale di Roberto Fontana, ieri pomeriggio a Pomarolo, alla presenza di centinaia di persone. Segno inequivocabile della ferita profonda che ha lasciato in tutta la comunità la scomparsa improvvisa di Roberto, morto sabato scorso in un incidente in scooter sul Mossano di Isera, mentra rincasava con il figlio 17enne Davide, che aveva accompagnato ad una partita del torneo della Pace. C’era anche lui, dimesso dall’ospedale, in sedie a rotelle. Circondato dall’affetto di familiari ed amici. Perché Fontana era molto conosciuto, e stimato da tutti, grazie al suo impegno sul lavoro, in parrocchia, nella società sportiva Alta Vallagarina. La gente gli voleva bene grazie alla «sua disponibilità e al sorriso che aveva verso tutti». Così lo ha ricordato, dal pulpito, la signora Cinzia, con la voce velata dalla commozione, a nome di tutti gli amici.
Era partecipe alle esequie non soltanto la comunità di Pomarolo, ma anche quella di Pedersano, che a Roberto aveva dato i natali, 51 anni fa. L’intera collettività si è raccolta nella chiesa di San Cristoforo per partecipare alla messa officiata da don Enrico Setti, insieme a don Ernesto Villa. Già gremite un’ora prima della funzione, le grandi navate hanno ospitato amici e conoscenti di tutte le età, dai giovanissimi della società sportiva Nuova Alta Vallagarina, in cui milita il figlio, agli alpini del gruppo della Vallagarina e della sezione di Trento, in tutto una trentina, venuti con i gagliardetti a rendere omaggio.
È stato don Enrico a ricordare il momento in cui a Pomarolo è arrivata, il giorno del sabato santo, la notizia dell’incidente. «La prima reazione è stata di incredulità. Poi è subentrato il sentimento della perdita e il rammarico per non aver potuto restituire quello che Roberto aveva dato alla comunità. Il bene che si fa rimane per sempre e se non abbiamo avuto il tempo per restituirtelo, sarà il Signore misericordioso ad accoglierti fra le sue braccia per ricompensarti».
Infatti, sembra un intero mondo, quello che è rimasto orfano di Roberto Fontana. Non soltanto quello familiare. Perché, oltre all’attaccamento per la famiglia, il mondo privato degli affetti, l’amore per i figli Jessica e Davide e per la moglie Laura, la passione di un’intera vita, che lo ha ricordato fra le lacrime come «un bravo padre e un buon marito», esisteva anche la realtà del volontariato. Un impegno che lo coinvolgeva durante le estati nell’organizzazione dei campeggi, in cui era sempre pronto a dare una mano per risolvere le difficoltà.
Lo ha ricordato dal pulpito, ancora la signora Cinzia: «Era sempre capace di guardarti dritto negli occhi per capire davvero come stavi». Per le colleghe Roberto era quello «attento, prodigo di consigli sul lavoro, grazie alla sua precisione e al suo amore per il compito ben fatto. Era di esempio per tutti, ora sarà difficile non saperti accanto a noi».
Enrico De Rosa