I primi 70 anni di Marzadro la grappa fra storia e marketing e oggi compleanno con tutto il paese
«La famiglia come valore, la grappa come destino». Si potrebbe sintetizzare in questa frase l’epopea dei Marzadro, ma la storia della nota distilleria, nata settant’anni fa a Brancolino, va ben oltre questi confini. Racconta sì il legame di una famiglia con il proprio territorio e la propria gente, ma anche lo sguardo sempre rivolto in avanti di un’azienda, oggi al quarto posto nella top ten dei player italiani dei distillati, il cui nome è entrato di diritto nell’impero della grappa.
«Dammi una Marzadro!», dicevano i contadini di ritorno dal lavori nei campi, entrando nel bar del paese. Mai capitava che un liquore fosse chiamato con il nome di una famiglia. Con Distilleria Marzadro, invece, succedeva. Ha inizio così, nel 1949, la storia di un sogno. Quello di una giovane donna, Sabina Marzadro, che con tenacia e determinazione, una volta tornata in Vallagarina da Roma dove lavorò per 12 anni come cameriera nella casa di un deputato, pose le basi di una realtà imprenditoriale ancora oggi fondata sulla qualità del prodotto e sui valori familiari. Assieme al fratello Attilio, nella vecchia casa di Brancolino, cominciò a perfezionare la tecnica di distillazione della vinaccia fresca, e da lì ad avere la fila di acquirenti, da accontentare con una moto Guzzi e un sidecar stracolmo di bottiglie da vendere, il passo fu breve.
«Venerdì e sabato, in occasione dei nostri 70 anni, torniamo dove tutto ebbe inizio - spiega Stefano Marzadro, presidente e amministratore delegato dell’azienda -. Sono nato lì, sopra la distilleria, e l’idea di festeggiare in paese, anziché nella nuova sede, rafforza quel senso di comunità che ci ha sempre contraddistinto». Da qui, il desiderio di invitare tutti gli abitanti (circa 300) a tavola: questa sera, per circa 700 invitati (tra cui anche clienti, fornitori e dipendenti), e sabato, per tutti coloro che lo vorranno, la piccola frazione verrà chiusa al traffico, le corti e la vecchia distilleria saranno addobbate a festa e in giro per le vie ci saranno gigantografie in bianco e nero e pannelli luminosi che rievocheranno la storia dell’azienda.
Storia che ha avuto tante tappe: come quella del 1964, quando divennero indispensabili un impianto di distillazione più efficace e spazi più ampi. Ma anche una nuova pesa, alambicchi, uffici, un piccolo negozio al dettaglio e una Fiat Giardinetta Belvedere, a quel tempo l’unica auto del paese che, oltre alle consegne, era utilizzata per tutte le emergenze degli abitanti.
Le redini dell’azienda, così come l’inestimabile taccuino su cui zia Sabina annotava tutte le raccolte (erbe spontanee, bacche e radici) e le sue sperimentazioni, passarono prima ad Attilio (e alla moglie Teresa, oggi 91enne) e poi ai sei figli (Stefano, Erino, Andrea, Elena, Anna e Fabiola). «Ricordo ancora - scava nel passato Andrea Marzadro, direttore di produzione - la raccolta della ruta e le piaghe lasciate sulle braccia da questa pianta urticante».
Seconda rivoluzione nel 1975: quando l’azienda lanciò la grappa monovitigno prodotta con le vinacce del Marzemino. Una novità assoluta, nonché un successo immediato, che segnò l’ingresso di Marzadro nella diversificazione dei prodotti e nell’innovazione, con i liquori a base grappa, come quelli al mirtillo, e la sperimentazione della grappa invecchiata che portò poi alla nascita della celebre Diciotto Lune o alla messa a punto di Anfora, la prima grappa al mondo ad essere invecchiata in anfore di argilla con la tecnica della micro-ossigenazione. Terzo ma non ultimo tassello: la realizzazione nel 2004 della nuova sede in via per Brancolino, struttura in pietra, legno e vetro abbastanza grande da poter svolgere tutti i compiti al suo interno, visitata ogni anno da centinaia di persone da tutt’Europa.
Radici antiche, ma sguardo sempre rivolto all’orizzonte.
«Non è sempre facile vendere grappa, e per questo - ammette Anna Marzadro, oggi responsabile della tenuta Madonna delle Vittorie, l’affaccio sul Garda dell’azienda - abbiamo deciso di ampliare le produzioni, abbracciando anche vino (Trento doc e Gewurztraminer, ndr) e olio: prodotti di grande qualità, che raccontano il nostro territorio».
Le sfide per il futuro? Ancora tante. Tra cui quella di arrivare nel 2019 a produrre un milione di litri di invecchiato. E ampliare ancora i propri mercati, anche con prodotti innovativi come il «Luz Gin» e l’«Altolago Vermut», protagonisti del Vinitaly 2019. In questo senso, Marzadro cresce in termini di fatturato: il 2018 si è chiuso con 20,9 milioni di ricavi (il 2% in più rispetto all’anno prima), mentre i primi mesi del 2019 registrano già un +2,5%. Il 30% del fatturato è portato dall’export, in particolare da Germania e Nord Europa.
Un’azienda, da un centinaio di dipendenti, 1,5 milioni di bottiglie prodotte all’anno e 3 mila botti di proprietà, che nella seconda parte del 2019 investirà ancora in ottica 4.0, per circa 800 mila euro, con l’obiettivo di ottimizzare al meglio i processi produttivi in ambito tecnologico e digitale. Un sogno, quello di Sabina e Attilio, che ora procede spedito anche grazie alla terza generazione - Mattia, Alessandro, Stefania e Luca sono già operativi in azienda - pronta a togliersi, nel solco dell’artigianalità e dell’unità famigliare, tante altre soddisfazioni.